La Fornarina, con la sua bellezza
seducente e soave allo stesso tempo, a raccontare lo sguardo
innamorato del Maestro. Al suo fianco, la Giovane donna con
Liocorno, con quel prezioso medaglione al collo. Ovvero, uno dei
primi (se non il primo) ritratto di donna di Raffaello, accanto
al suo ultimo e più famoso al mondo. Entrambi frutto di una
lunga gestazione, come hanno svelato studi e radiografie. Ed
entrambi avvolti dal mistero sulla reale identità delle due
donne, oggi eccezionalmente esposte al pubblico insieme. È
l'occasione più unica e preziosa della mostra Raffaello,
Tiziano, Rubens. Capolavori dalla Galleria Borghese a Palazzo
Barberini, che fino al 30 giugno porta eccezionalmente cinquanta
opere normalmente custodite nella villa di Scipione Borghese
nell'ala sud del piano nobile del Palazzo delle Gallerie
Nazionali di Arte Antica. Un progetto nato e realizzato "in
appena due mesi", come raccontano i direttori dei due musei,
Francesca Cappelletti e Thomas Clement Salomon, trasformando in
opportunità la temporanea dismissione della Pinacoteca di
Galleria Borghese per i lavori finanziati con il Pnrr.
"Una mostra - commenta il direttore generale dei musei del Mic,
Massimo Osanna - cui va il mio plauso per i tempi brevissimi in
cui è stata realizzata e per la capacità di fare rete
dimostrata".
Il risultato è un viaggio che mette in dialogo le collezioni di
due figure cruciali della vita politica e culturale romana del
Seicento, come Maffeo Barberini e Scipione Borghese, e che
permette di essere ancora visibili (e non chiusi in casse) a
capolavori assoluti come Ritratto d'uomo di Antonello da
Messina, la Madonna col Bambino di Giovanni Bellini, la Madonna
con Bambino, san Giovannino e angeli di Sandro Botticelli
Susanna e i vecchioni di Peter Paul Rubens, l'Amor Sacro Amor
Profano di Tiziano, la Predica del Battista di Paolo Veronese.
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