(di Francesca Chiri)
C'è il pensiero e l'azione, c'è l'uomo delle relazioni, della costruzione continua di uno storytelling ma anche l'ultima 'immagine', quella dell'umana fragilità. C'è questo di Giuseppe Mazzini nella mostra che gli dedica il Vittoriano che ha voluto, e ottenuto, anche un prestito dagli Stati Uniti per chiudere il cerchio del racconto sull'eroe del Risorgimento. E' il suo ultimo ritratto, così diverso dall'immagine ultra rigorosa che il padre della patria ha costantemente voluto dare di sé: è il dipinto Gli ultimi momenti di Giuseppe Mazzini, di Silvestro Lega, mazziniano convinto che, saputo dell'aggravarsi dello stato di salute dell'ideologo risorgimentale era corso a Pisa, il 7 marzo 1872, per potergli stare accanto. Arrivò tardi. Esule per una vita, Mazzini aveva appena interrotto il suo viaggio terreno, portandosi sulle spalle il ricordo di Carlo Cattaneo: uno scialle su cui anche l'altro patriota aveva esalato l'ultimo respiro. Nel dipinto di Lega c'è l'eroe in tutta la sua fragile e composta umanità e c'è la pittura così come la voleva Mazzini, come ganglio di trasmissione della memoria storica. Due colpi di genio del pittore, nota la direttrice del Vive, Edith Gabrielli: il primo "quello di rappresentare Mazzini negli ultimi istanti della vita quando ogni essere umano vede passare difronte a sé tutto quello che ha pensato e fatto. Il pensiero e l'azione, due concetti così importati per il Padre della Patria". Il secondo, "la nuova immagine di Mazzini. Fragile e al tempo stesso dignitosa e composta. Non quella del pensatore austero" come quella che vediamo nel busto di Giovanni Spertini, anch'esso in mostra e addirittura acquisito dal Mic per il Vive per farne "il punto di avvio del percorso sulla storia e il mito del Vittoriano che stiamo allestendo per il nostro pubblico". Il busto in marmo fu realizzato da Spertini, anche lui fervente mazziniano, nel 1878, lo stesso anno in cui, alla morte di Vittorio Emanuele II, il primo re dell'Italia, lo Stato concepì l'idea di realizzare un monumento in sua memoria, il Vittoriano.
In cerchio si apre da Spertini e si chiude con Lega e in mezzo vediamo anche dipinti, incisioni, fotografie, manoscritti, documenti inediti e cimeli mazziniani, tra cui gli occhiali, la spada e quello scialle che era appartenuto a Cattaneo. Ma anche la sua corrispondenza e tutti gli accorgimenti che mise nell'elaborazione e diffusione della sua immagine pubblica, conscio del loro valore propagandistico.
"Padre della Patria ma anche uno straordinario intellettuale capace di trasmettere grandi valori e una immensa coerenza ideale, Giuseppe Mazzini è un fondatore dell'Italia nuova" dice di lui il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano affascinato dalla figura del pensatore, "un assertore del popolo" ma in cui la "via alla socialità è antimarxista, e questo è un valore importante. In lui c'è la ricerca del valore della solidarietà e socialità ma non passando per la lotta di classe, superandola. In nome di che cosa? Della coesione nazionale". Insomma, aggiunge, la dimostrazione che "si può perseguire una via sociale di solidarietà ed uguaglianza senza necessariamente passare per una lotta e una forte frizione tra le parti".
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