"Dimenticare a memoria" è
un'espressione coniata alla fine degli anni Sessanta
dall'artista Vincenzo Agnetti. Ma è anche il titolo della
collettiva che conclude la programmazione del direttore
artistico del Macro, Luca Lo Pinto, visitabile da domani, 4
ottobre, fino al 16 febbraio 2025.
Il titolo completo è "Post Scriptum. Un museo dimenticato a
memoria" e si tratta di una mostra speculare a "Editoriale", la
collettiva diffusa in tutto il museo con cui nel 2020 si era
aperta la programmazione in quella che fu una sorta di
dichiarazione di intenti e direzioni. Seguendo la metafora di un
magazine, il progetto si è sviluppato per cinque anni con
l'impianto editoriale di otto sezioni tematiche corrispondenti
alle diverse sale del museo. Alcune hanno indagato l'idea stessa
di mostra, altre l'hanno sfidata nelle sue convenzioni, in un
palinsesto che si è composto di 65 esposizioni per 250 artisti.
Stavolta, il Macro si riflette in un'esposizione che anche
stavolta è diffusa su tutta la sua architettura, con le opere di
37 artisti italiani e internazionali. Tra queste, quelle
prodotte per l'occasione da Tolia Astakhishvili (con Thea
Djordjadze, Heike Gallmeier, Dylan Peirce), Maurizio Altieri,
Beatrice Bonino, Francesca Cefis con Alassan Diawara e Lukas
Wassmann, Pippa Garner, Lenard Giller, Thomas Hutton, KUKII
(Lafawndah), Rosemary Mayer, Charlemagne Palestine, Lorenzo
Silvestri, Gillian Wearing. Ma c'è spazio anche per quelle di
artisti come Luciano Fabro, Isa Genzken, Felix Gonzalez-Torres,
Simone Forti e Issy Wood.
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