(di Giovanni Franco)
STEFANIA CAMPO "SALVATORE
QUASIMODO E LA SUA SICILIA" (IL LEONE VERDE, pp. 184 - 10 euro)
"A lui viaggiare è sempre piaciuto, le fughe che faceva, prima
di quella definitiva a Roma, erano spesso a Venezia, una delle
sue mete preferite, ci sono molte fotografie di lui giovanissimo
che lo ritraggono in piazza San Marco. Aveva i biglietti gratis,
essendo il padre Gaetano, capostazione delle Ferrovie dello
Stato, prendeva un bagaglio e partiva, trascorreva la giornata a
Venezia e di notte risaliva sul treno per tornare a casa, erano
fughe e rientri. I suoi erano anche viaggi interiori", ricorda
Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Salvatore, scomparso il
14 giugno 1968 a 66 anni, e di Maria Cumani, attrice, danzatrice
e poetessa italiana morta il 22 novembre 1995, a 87 anni.
"Dopo il premio Nobel ha dovuto viaggiare moltissimo perché
era invitato ovunque, partiva in aereo, ma a volte prediligeva
anche fare lunghissimi viaggi in treno, forse aveva un po' di
timore, non lo so, ma con il treno è rimasto sempre un
qualcosa…", aggiunge Alessandro. Eppure nonostante girasse il
mondo, al centro della vita dell'autore di "Ognuno sta solo sul
cuore della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito
sera", c'è stata sempre la sua terra natia. Ed è proprio un
viaggio nei luoghi a lui cari che viene raccontato da Stefania
Campo nel suo libro.
"La Sicilia è vissuta per il poeta come un limite, un
confine, ma anche come il luogo della nostalgia, del ricordo,
della memoria a volte edulcorata, altre volte esasperata e
diventa disperazione per l'insita impossibilità a trattenere i
suoi figli. - afferma l'autrice del saggio, ricco di immagini -.
Respinge chi la vive, terra ricca di calore e di frutti, ma
povera di opportunità, ancorata al ricordo del suo antico
splendore e reticente a compiere uno scatto in avanti verso il
futuro; essa affonda le sue origini nella notte dei tempi, fu
terra di coloni greci già a partire dall'VIII secolo a.C., a cui
seguirono molte altre dominazioni: Arabi, Normanni, Svevi,
Angioini, Aragonesi, Spagnoli, Sabaudi, Austriaci, Borboni si
avvicendarono dalle coste all'entroterra, a volte
sovrapponendosi, a volte convivendo, in un miscuglio
inestricabile tutt'oggi".
Il saggio inoltre evidenzia come "paesaggi e passaggi, in
Sicilia, siano strettamente connessi al mare: da scrutare dalle
coste, da attraversare in arrivo o in partenza". Il poeta vive
gli "spostamenti su e giù per l'Italia come un passaggio
interiore: in lui si inseguono un animo provinciale inerme e
ferito, dedito alla fuga e all'ironia, e uno contemporaneo e
impegnato, immigrato a Milano e proiettato verso quel fermento
culturale europeo tanto desiderato", osserva Stefania Campo.
La Sicilia resta dunque il luogo della memoria "percepita con
una doppia visione: da una parte è sogno di mito e mondo ideale,
dall'altra è mondo reale, valutato con coscienza come luogo di
angoscia. Un mondo nostalgico e allo stesso tempo privo di
soluzioni etico-politiche; da ciò scaturisce una poetica
difficile, metafisica, universale, una poetica che è e si fa
testimone del tempo presente, con un'elegia complessa e
inquieta".
Per la saggista, "il suo rievocare le origini è la risposta a
un profondo e secolare senso di spaesamento, l'unico modo per
restare umani nonostante le atrocità della guerra, la prova che
il vero esilio non è abbandonare la terra madre, ma dimenticarne
la centralità che ha nella vita di ogni uomo, dimenticare che
tutto parte da lì e che allo stesso tempo, grazie alla poesia e
alla letteratura, che cancellano le distanze, lì tutto si
concluderà". Quando "Quasimodo ritornerà alla sua terra da
vincitore, come un moderno Ulisse, un eroe dei nostri tempi, che
conosce i patimenti della fame, la guerra, la solitudine,
l'avventura, l'amicizia e l'amore, nonostante il suo lungo
viaggio, conserverà sempre nel cuore l'immagine della sua isola,
i veri valori e gli affetti. Mi sono a questo punto domandata a
quali luoghi e città si riferisse tutte le volte che ha invocato
l'isola, la madre terra, la patria, la sua Itaca", spiega
l'autrice.
Il libro "esplora i luoghi e le città evocati da Quasimodo
nelle sue liriche. Ecco così dipanarsi un itinerario lungo i
principali siti archeologici dell'Isola. Luoghi unici che
riconnettono il poeta alla Grecia, di cui vantava anche una
discendenza attraverso la nonna paterna Rosa Papandreu".
"Approfondiremo la questione legata alla sua nascita a Modica,
che sarà la nostra tappa di partenza, fino a Roccalumera e a
Messina, dove il poeta ci condurrà per le trattorie e i cenacoli
dello Stretto", conclude Campo.
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