Stagione invernale 2023-24 da
record in Trentino, con incrementi sia sul fronte degli arrivi
(+2,7%), sia sulle presenze (+4,3%). I dati, i migliori
dell'ultimo decennio, superano quelli dell'anno precedente, con
una variazione positiva soprattutto nel settore alberghiero
(+3,2% negli arrivi e +4,6% nelle presenze), mentre valori per
l'extralberghiero risultano più contenuti (+0,8% negli arrivi e
+3,3% nelle presenze). È quanto emerge dal bilancio finale del
movimento turistico elaborato dall'Istituto di statistica della
provincia di Trento (Ispat).
La stagione (da dicembre 2023 ad aprile 2024) ha visto un
totale di pernottamenti pari a 7.685.742, con una prevalenza di
turisti italiani (il 55%). In termini strutturali, le presenze
alberghiere rappresentano l'80,5% del totale dei pernottamenti
rilevati nel complesso delle strutture ricettive. Il numero di
posti letto disponibili complessivo, compreso l'extralberghiero,
è stato pari a 159.691, con un tasso di occupazione dei posti
letto pari al 64,1%. La permanenza media provinciale si è
attestata sulle 4 notti. Le presenze sono aumentate dell'11,4%
nei mesi di dicembre e marzo, mentre aprile ha registrato un
calo del 28%.
Le principali regioni italiane di provenienza sono Lombardia,
Lazio, Emilia- Romagna, Veneto e Toscana. Si segnala in
particolare l'incremento di turisti dal Lazio (+6,8%, con circa
620mila pernottamenti) e dalla Toscana (+4,9%, per un totale di
400mila presenze). Per quanto riguarda gli stranieri (45%), i
flussi maggiori provengono da turisti polacchi, tedeschi, cechi,
inglesi e belgi. Le presenze di turisti dalla Polonia vedono una
crescita notevole (+19,5%, per un totale di quasi 900mila
pernottamenti). Sopra la media anche l'incremento di turisti
dalla Repubblica Ceca (+13,8%, per quasi 470mila presenze).
Maggiormente gettonati sono i territori a vocazione
sciistica, con ottimi risultati di valle di Fassa, Val di Sole e
Madonna di Campiglio, Pinzolo, Val Rendena, Giudicarie centrali
e valle del Chiese. Il numero dei passaggi negli impianti a fune
della provincia registra un ulteriore aumento del 3,2%, con una
crescita del 6,1% rispetto all'ultimo inverno prima della
pandemia.
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