Una tenda di perline rosse, una
cascata di sangue, di Felix Gonzalez-Torres, che nella sua breve
vita (1957-1996) ha centrato la sua opera sull'Aids, a
coprire-svelare la statua in cera con gli stoppini accesi di Urs
Fischer, destinata a consumarsi nei mesi della mostra, e poco
più in là la fontana-autoritratto di Alighiero Boetti.
Nel grande salone d'ingresso della Punta della Dogana, a
Venezia, le tre opere assumono quasi il ruolo di emblemi della
complessità di temi che governa "Dancing with myself", la mostra
che "indaga l'importanza primordiale della rappresentazione di
sé nella produzione artistica dagli anni '70 a oggi e del ruolo
dell'artista come protagonista e come soggetto stesso
dell'opera".
"Dancing with myself", curata da Martin Bethenod e Florian
Ebner, e la personale sull'artista tedesco Albert Oehlen, "Cows
by the water", a cura di Caroline Bourgeois, a Palazzo Grassi,
entrambe dall'8/4, segnano l'offerta espositiva per il 2018
messa in campo a Venezia dalla Fondazione Pinault.
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