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Lorenzo Quinn, spero "mani" restino a Venezia

Lorenzo Quinn, spero "mani" restino a Venezia

Opera "support" su Palazzo Canal Grande rimossa entro 7 maggio

VENEZIA, 30 aprile 2018, 19:42

Redazione ANSA

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Le mani di Lorenzo Quinn a Venezia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le mani di Lorenzo Quinn a Venezia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Le mani di Lorenzo Quinn a Venezia - RIPRODUZIONE RISERVATA

VENEZIA - Il vaporetto passa in Canal grande e, come un gioioso plotone, i turisti mettono nel mirino di cellulari e macchine fotografiche le due gigantesche mani bianche di bimbo che sbucano dall'acqua e paiono aiutare, sorreggere, l'antico palazzo, ora hotel, a due passi dalla Ca' D'Oro. L'artista Lorenzo Quinn, figlio di Anthony, con madre e moglie veneziane, lo guarda senza perdere il sorriso velato di tristezza mentre annuncia dalla terrazza a filo canale di Ca' Sagredo Hotel che l'opera, intitolata "Support", sarà smontata e rimossa entro il 7 maggio. Dopo una proroga, è arrivata la scadenza del tempo concesso.
    Tra una settimana, nel giorno del suo compleanno, sa che finirà il sogno accarezzato di poter vedere per sempre quelle mani, pensate per riaccendere la fiamma sul pericolo dei cambiamenti climatici, uscire dall'acqua lungo quel canale dove papà aveva pensato di comprare casa. Le norme sui monumenti e opere d'arte in siti pubblici a Venezia non lo prevedono, come era già successo qualche anno fa per il bambino con la rana in Punta della Dogana. Tanti - viene ricordato - sarebbero a favore di una permanenza dell'opera; ma non importa, nessun spirito polemico, "certo un po' di tristezza", dice l'artista, ma c'è la convinzione che "il messaggio è stato capito e divulgato". Anzi, al richiamo sui pericoli di un clima che potrebbe far alzare il livello delle acque al punto di sommergere vaste aree del pianeta, non ultima Venezia, tanti hanno colto nell'opera altri spunti che portano sempre al destino di una città nel contempo "fragile", tanto ad aver bisogno di un aiuto di bimbo per restare in piedi, e "forte", nel cercare la strada per guardare alla propria salvezza. "Venezia - sottolinea Quinn - è una città fragile ed è giusto proteggerla. Queste mani sono qui per questo". Non nasconde la questione "turismo di massa", in giorni in cui si fa i conti con l'installazione di varchi a Piazzale Roma e Lista di Spagna pronti a chiudersi per evitare intasamenti e deviare il traffico pedonale, dice di non essere un politico, che certo é "una situazione difficile da gestire", ma si dice convinto che gran parte delle persone che arrivano nella città lagunare sanno rispettarla, "la vedono e la vivono come un'opera d'arte viva".
    La questione poi torna al "destino" delle mani, a cui il figlio ha fatto da modello: una volta tolte finiranno dove? Alcuni critici e docenti nel mondo - ricorda assieme alla direttrice dell'Hotel, Lorenza Lain - hanno chiesto di inserire l'installazione in libri di storia dell'arte, alcuni musei o istituzioni sarebbero pronti a darle una nuova casa, c'è l'interesse del "sistema dell'arte" che muove milioni di euro e dollari. A quest'ultimo, Quinn sottolinea di non guardare, di aver già detto no: "è un opera pubblica nata per il pubblico".
    "Il nostro desiderio - annuncia, anche a nome di tutti gli attori del progetto - sarebbe quello di poter regalare l'opera alla città di Venezia, ma non perché finisca in un magazzino". Ci sarebbero contatti in corso, c'è la speranza d dare una sede permanente, mentre un'altra opera di dieci metri sarà installata a Forte Marghera, in terraferma, in accordo con il Comune. Quinn sta intanto pensando a un nuovo progetto per l'anno prossimo, in occasione della Biennale d'arte, ma nel corso dell'incontro quasi improvvisa, come una battuta, emerge la prossima apertura della Biennale Architettura e legare l'esposizione di Ca' Sagredo a questo evento. Tempo stretti, forse impraticabili, colti con il sorriso, per avanzare richiesta di una nuova "proroga motivata" dell'installazione sul Canal Grande, ma tanto basta per non far spegnere la fiammella della speranza. (ANSA)

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