Con i suoi 900 chilometri di strada,
ma soprattutto di storia e storie, di antichità, culture e
scambi commerciali, da oggi la Via Appia - Regina viarum ha
ufficialmente iniziato il suo cammino verso l'Unesco. Alle Terme
di Diocleziano a Roma, proprio davanti al mosaico Gnothi sauton
che da una villa sull'Appia proviene, si è svolta oggi la
cerimonia della firma del Protocollo di intesa per la
candidatura del sito nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco.
Il progetto, promosso direttamente dal ministero della
Cultura attraverso gli uffici centrali e periferici, coinvolge 4
regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), 12 tra province
e città metropolitane, 73 comuni, 15 parchi, la Pontificia
Commissione di Archeologia Sacra e 25 università italiane e
straniere. Tutte a sostenere la strada consolare che collega
Roma e Brindisi, eccellente prototipo del sistema viario romano,
"ma che era molto di più di una strada militare o commerciale
verso Oriente - racconta il sottosegretario Gianmarco Mazzi -.
La via Appia era soprattutto una strada di cultura per il mondo
romano. E' in questo aspetto culturale che riteniamo ci sia
quell'elemento che le candidature Unesco richiedono. Il
ministero ha già investito 19 milioni di euro in restauri,
conservazione e per la preparazione del dossier", nella
convinzione dell'importanza "sociale e culturale" del progetto,
"ma anche perché, come le esperienze precedenti ci insegnano,
questi percorsi portano anche una forte ricaduta economica sul
territorio. Sono convinto che ce la possiamo fare, perché quando
gli italiani giocano uniti e insieme nessun risultato è
impossibile".
Il 20 gennaio la candidatura sarà valutata dal Consiglio
direttivo della Commissione Nazionale Italiana Unesco. Quindi il
dossier scientifico, accompagnato dal Piano di gestione del
sito, sarà inviato a Parigi.
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