(di Daniela Giammusso)
"Non è forza. E' tecnica e cuore
per questo mestiere. Ma ragazzi che vogliono imparare oggi non
ne troviamo. L'ultimo è durato tre giorni". Cannaregio, laguna
nord di Venezia. Nella casa dove Tiziano, il grande maestro,
visse per 45 anni, fino alla morte nel 1576. Qui oggi, su un
grande blocco in marmo, Marino Menegazzo, 64 anni, continua a
battere il martello. Otto chili di peso, su un piccolo quadrato
di sottilissime foglie d'oro. Incessantemente, andrà avanti per
due ore, parlando e senza mai perdere il conto. E' lui l'ultimo
maestro battiloro d'Europa, erede di una tradizione che i
veneziani per primi fondarono nell'anno 1000 ("ben due secoli
anni prima dei genovesi", sottolinea), tra i protagonisti con la
sua azienda a conduzione familiare, la Mario Berta Battiloro, di
'Homo Faber. Crafting a more human future', grande mostra-evento
al via oggi alla Fondazione Cini di Venezia, in cui la
Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship ha
riunito le eccellenze dei mestieri d'arte di tutta Europa (fino
al 30 settembre, ingresso libero, previa registrazione su
homofaberevent.com).
L'oro di Battiloro brilla infatti in Shadows of Gold, opera
realizzata con la designer olandese Kiki van Eijk, esposta in
Doppia Firma. Dialoghi tra pensiero progettuale e alto
artigianato, uno dei 16 percorsi di Homo Faber. Ma è anche meta
di uno dei primi workshop della rassegna, occasione per scoprire
di persona una rarità dell'artigianato italiano e per entrare in
uno dei luoghi sacri di Venezia, come il giardino segreto di
Tiziano, dove la Battiloro ha sede dal 1926.
"Questo era il campiello di Tiziano, c'erano gli appartamenti
più importanti, la bottega e anche la stanza tonda, dove Tinto
Brass ha girato La chiave", racconta Eleonora Menegazzi, una
delle due figlie di Marino. Cicerone d'eccezione per le tante
visite guidate ai turisti, insieme alla gemella Sara, è una
delle cinque tagliaoro in questa azienda dal nome maschile, ma
dalla fortissima impronta femminile. Il logo che campeggia
all'ingresso arriva infatti da nonno Mario Berta, che passò il
mestiere al genero Marino, al tempo ventiduenne. Ma è mamma
Sabrina l'anima delle due sale in cui sveltissime, senza mai
perdere un colpo, le figlie e le loro collaboratrici oggi
tagliano la foglia d'oro (rigorosamente 24 carati), come sei
secoli fa: uno strato così sottile che non si può toccarla con
le mani e bisogna 'soffiarla' per posizionarla nei libretti per
il battiloro.
Al di là del giardino di melograni e giuggioli, dove Tiziano
passeggiava per trovare ispirazione, ecco il laboratorio in cui
Marino 'batte' i pacchetti per stendere l'oro con martelli dai
tre agli otto chili. Ultimo passaggio, le presse, "tutte
originali del '26". "La cosa più difficile - racconta lui - è
tenere il martello nel modo giusto. E imparare a contare. Certi
laureati non superano 50 e si perdono per strada". Invece in due
ore si arriva "fino a 8 mila colpi dati". Un mestiere che si
rischia di perdere per sempre. "In Europa solo un austriaco dice
di battere l'oro così, ma non mi convince - sussurra Marino - Se
lo fa come ho visto nei filmati, dovrebbe essere già gobbo da
tempo".
Ma oggi, prosegue Eleonora, è "fondamentale che la
tradizione scopra anche nuove applicazioni". Ecco allora, oltre
alle decorazioni di oggetti e opere d'arte, la foglia d'oro
diventa il nuovo ricercatissimo ingrediente degli chef del terzo
millennio per dolci, olio d'oliva, caffè dorato e passito. E poi
per i trattamenti anti età, tra maschere per il viso, smalto e
make up. Fino all'ultimo nato di casa, la Caveau Royal, marchio
con cui Eleonora e il marito Federico Cerchier hanno lanciato in
primavera una linea di tatuaggi temporanei in oro o argento. Una
nuova frontiera del gioiello e un modo, dice, "per promuovere
l'artigianato italiano, perché chi lo acquista riconosce il
valore di un'opera fatta a mano in Italia e sostiene l'artigiano
che l'ha realizzata". (ANSA)
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