Indipendentemente dalla sentenza, attesa per giovedì 19 dicembre ad Avignone, nel sud della Francia, Gisèle Pelicot è già un simbolo.
Drogata e stordita dall'allora marito Dominique Pelicot, per farla stuprare da decine di uomini che convocava attraverso Internet, Gisèle Pelicot, 72 anni, con il coraggio e la forza di denunciare pubblicamente gli orrori subiti, ha compiuto un'opera straordinaria, d'esempio per tutte le vittime di violenza e in generale per tutte le donne.
La vicenda degli stupri di Mazan, dal nome della località in cui la coppia abitava, non ha solo scosso la Francia ma ha fatto il giro del mondo, portando alla luce la "sottomissione chimica", come la chiama la giurisprudenza, alla quale è stata sottoposta la donna. I 50 imputati di violenza sessuale sono solo una parte degli uomini che l'hanno violentata (altri non sono stati identificati).
Dominique Pelicot ha pensato e organizzato gli stupri fra il 2011 e il 2020. Quello che all'epoca era suo marito serviva di nascosto a Gisele Pelicot cocktail di farmaci e sonniferi per poi abusare di lei, documentando con video e foto quello che le infliggeva. In quegli anni Dominique ha aperto la porta di casa a più di cinquanta estranei, adescati su forum e chat online, offrendo loro ogni volta il corpo addormentato di Gisèle. "Sono colpevole di quello che ho fatto, ho rovinato tutto, ho perso tutto. Devo pagare", ha detto Dominique Pelicot.
Gisèle Pelicot si è presentata alle udienze del processo, cominciato a settembre, mostrando una grande dignità. Un gesto potente, di esempio per tante donne, anche giovani, che non hanno la forza di denunciare. Ha ascoltato l'ex marito impassibile
L'accusa ha chiesto per l'ex marito il massimo della pena, 20 anni di reclusione. Contro gli altri imputati con l'accusa di stupro aggravato, le richieste variano fra i 10 e i 18 anni, per uno soltanto l'accusa chiede 4 anni per "molestie" sulla vittima.
Nella sua requisitoria, il pubblico ministero e i suoi collaboratori hanno affermato che "il nodo" del processo per gli stupri di Mazan "è cambiare fondamentalmente i rapporti fra uomini e donne". Al termine dell'ultima udienza Gisèle Pelicot ha ricevuto un lungo applauso del pubblico presente. Gisèle, come ormai la chiamano tutte le donne del mondo, è citata nei discorsi, nei cortei e nelle manifestazioni femministe, è stata raffigurata in un'opera della street artist Laika dal titolo 'Smash the patriarchy', insieme a Giulia Cecchettin, un altro simbolo, purtroppo non in vita, della violenza maschile nei confronti delle donne.
La figlia di Gisèle Pelicot, Caroline Darian (cognome inventato fondendo i nomi di battesimo dei suoi fratelli, David e Florian) ha scritto un libro su questo orrore dal titolo "E ho smesso di chiamarti papà": in Italia sarà pubblicato il 18 febbraio 2025.
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