Il giudice per le indagini preliminari di Modena Andrea Romito ha respinto, con un atto di tre pagine, ha archiviato il caso degli otto detenuti morti a seguito della rivolta nel carcere di Sant'Anna, avvenuta l'8 marzo del 2020. L'ordinanza è arrivata dopo l'opposizione alla richiesta della Procura, presentata dall'associazione Antigone onlus, dal Garante nazionale dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale e dai parenti di una delle vittime, Chouchane Hafedh. Per il decesso di quest'ultimo, di Methnani Bilel, Agrebi Slim, Bakili Ali, Ben Mesmia Lifti, Hadidi Ghazi, Iuzu Artur e Rouan Abdellah non ci saranno ulteriori indagini; il fascicolo che ipotizzava l'omicidio colposo e morte o lesioni come conseguenza di altro delitto sarà, appunto, archiviato.
Il gip ha dichiarato inammissibili gli atti per l'opposizione presentati da Antigone e dal Garante nazionale, trattandosi "di soggetti privi della qualifica di persone offese in riferimento ai reati ipotizzati o, pur solo astrattamente enucleabili". Lo stesso gip sottolinea come la "causa unica ed esclusiva" del decesso dei nove carcerati (la nona vittima è Salvatore Piscitelli morto dopo il trasferimento ad Ascoli, dove sono ancora in corso indagini) sia stata l'asportazione violenta e l'assunzione di "estesi quantitativi di medicinali correttamente custoditi all'interno del locale a ciò preposto". Un profilo, quello della causa dei decessi che Romito sottolinea essere "debitamente approfondito nel corso delle attività di consulenza e non investito di alcuna contestazione". Rimarcando anche la "sproporzione in termini numerici fra rivoltosi e guardie penitenziarie" e "il contesto sanitario nel quale gli accadimenti ebbero luogo", il gip rileva che "alcuna responsabilità è ascrivibile in capo ai soggetti intervenuti nel complesso iter procedimentale che conduceva, il 9 marzo, alla definitiva cessazione dei tumulti".
“Non è accettabile che una vicenda così grave che ha visto la morte di otto detenuti si chiuda con un provvedimento così motivato”. L’associazione Antigone, per voce dell’avvocato Simona Filippini commenta così l’archiviazione firmata dal gip di Modena per il caso dei detenuti morti nella rivolta di marzo 2020. "Stiamo valutando quale sia l'azione più opportuna da prendere ma sicuramente l'associazione andrà avanti affinché - aggiunge Filippini - venga fatta chiarezza sulle ragioni della morte di tutte queste persone”. Ad esprimere sorpresa e amarezza è anche l’avvocato Luca Sebastiani che rappresenta i parenti di una delle vittime, Chouchane Hafedh: “Dalla lettura del provvedimento del giudice modenese, si evince come siano stati ignorati una serie di elementi e criticità sollevate nell'atto di opposizione depositato, che avrebbero meritato più attenzione e la dovuta considerazione. Sono troppe le zone d'ombra che - dice l’avvocato - non sono state chiarite in questa triste vicenda e questo non possiamo accettarlo. Pertanto siamo pronti a ricorrere nelle opportune sedi, confidando che prima o poi i familiari di queste giovani vittime avranno le risposte che meritano”
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