Studiare il Dna, il genoma, delle tartarughe marine per conoscere meglio gli effetti dell'accoppiamento tra specie diverse - ibridazione - che potrebbe dar vita a esemplari poco fertili o sterili. È il cuore del progetto 'TurtleHyb' dell'Università di Ferrara che punta alla tutela di questi rettili marini.
Sei delle sette specie esistenti di tartarughe marine sono classificate come minacciate o in via di estinzione. "Attività come il bracconaggio, il commercio delle uova e il cambiamento climatico hanno reso via via più rara la possibilità che due esemplari appartenenti alla stessa specie possano incontrarsi nel corso della loro vita", spiega la dottoressa Sibelle Torres Vilaça alla rivista Horizon Magazine. "Così oggi accade, ad esempio, che esemplari di Eretmochelys imbricata e Caretta caretta, due specie che dal punto di vista evolutivo 'distano' circa 30 milioni di anni, si stiano nuovamente incrociando sulla costa nord-est del Brasile. Un fenomeno decisamente interessante: se paragonato ai primati, sarebbe come immaginare un'ibridazione tra umani e lemuri!".
Nell'ambito di TurtleHyb i ricercatori analizzano il genoma completo degli esemplari di Eretmochelys imbricata e Caretta caretta e lo confrontano con quello di individui ibridi. Un simile approccio, secondo gli scienziati, può contribuire a chiarire se l'ibridazione sia un evento ricorrente nella storia delle tartarughe, e se abbia effettivamente conferito vantaggi di sopravvivenza attraverso l'importazione di particolari geni.
"Al momento non sono stati ancora osservati né adulti di seconda generazione, né ibridi di terza generazione. Questo suggerirebbe una sorta di 'interruzione ibrida', ossia la presenza di ibridi che influenzerebbero la possibilità di sopravvivenza a causa della ricombinazione dei geni in specie così distanti", aggiunge Vilaça. Simili indagini in futuro potrebbero essere estese anche ad altre specie di fauna marina come le balene.
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