"Donna, vita, libertà". Con questo slogan Bologna risponde all'appello globale di protesta contro il regime in Iran e a favore della libertà delle donne dopo la morte, il 14 settembre 2022, di Jina Mahsa Amini, "picchiata", secondo gli attivisti, dalla polizia morale islamica perché non indossava correttamente il velo. In centinaia sono scesi in piazza del Nettuno per una manifestazione organizzata dai ragazzi e dalle ragazze iraniane e curde, residenti nel capoluogo emiliano, sostenuti da diversi collettivi tra cui Non Una Di Meno, Gruppo Trans e altri.
"In Italia avete garantita la vostra libertà per le più piccole cose, dall'uscire a bere una birra con gli amici a baciare il vostro partner", ha detto un'attivista parlando dal centro della piazza". "Da donna iraniana, che per anni ha vissuto in Iran, posso assicurarvi che da noi non è così. Ogni volta che volevo baciare il mio partner, avevo paura". "Il problema non è solo il velo o l'hijab - ha proseguito - perché dopo il 1979 in Iran è mancato il senso più profondo di libertà". "Ma noi quella libertà la vogliamo, vogliamo un regime laico, vogliamo il secolarismo, vogliamo che la religione rimanga molto lontana dalla politica". "Perché in questi 43 anni - ha concluso - migliaia di persone sono morte". Un'altra attivista ha ricordato la violenza derivante dall'essere costrette a indossare il velo per le bambine di 7 anni. "Ci costringevano, quando andavamo a scuola, con il caldo torrido che c'era nelle aule. Questa è violenza sui minori".
"Oggi siamo presenti nelle piazze di tutto il mondo" - ha proseguito un altro giovane manifestante - solo per chiedere giustizia". Le attiviste di Non Una Di Meno hanno ricordato come "la lotta transfemminista non abbia confini" e come alla giustizia sociale si arrivi "soprattutto attraverso la liberazione delle donne in tutto il mondo". Sono seguiti cori di "Donna, vita, libertà", oltre che in italiano anche in iraniano ("Zan Zendegi Azad") e in curdo ("Jin Jyian azadi").
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