Entra in crisi anche il brindisi delle festività, gli ordini natalizi sono fermi. Lo dice l'analisi messa in luce da Confagricoltura Emilia-Romagna sui flussi della domanda di vino sotto Natale e Capodanno nel post pandemia.
C'è preoccupazione tra i produttori di vino per il trend di mercato ribassista in vista della ricorrenza più importante dell'anno: -15% almeno la flessione stimata finora rispetto allo stesso periodo 2021 quando però, a fronte di una netta ripresa dei consumi su tutto il territorio regionale, dopo due anni di Covid, il comparto si è trovato a fronteggiare la grave carenza di materie prime (vetro, carta e sughero).
I dati dell'organizzazione agricola mostrano inoltre una ;viticoltura regionale che deve combattere su più fronti, contro gli effetti del cambiamento climatico e l'aumento dei costi di produzione. La fiammata dei prezzi rispetto al pre-Covid ha raggiunto valori record: luce e gas (+ 30%), fertilizzanti (+40%), fitofarmaci (+15%), vetro e carta (+60%).
La vendemmia 2022 si è chiusa con un calo produttivo medio del -15% dovuto a siccità ed eventi meteo estremi (gelate, nubifragi e bombe d'acqua). A soffrire di più sono stati i vitigni di collina soprattutto da Piacenza a Bologna. La carenza di manodopera ha contribuito ad appesantire ulteriormente la gestione dell'attività in vigna.
"Sono sensibilmente calate le vendite di bottiglie emblema del vigneto emiliano-romagnolo invertendo la tendenza positiva del terzo trimestre - spiega Mirco Gianaroli presidente dei viticoltori di Confagricoltura Emilia-Romagna - risponde bene solo il mercato legato all'enoturismo (visite in cantina e degustazioni, agriturismo e turismo esperienziale), mentre è in fase di stallo sia la vendita diretta sia il canale Horeca, quindi anche la ristorazione".
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