Una commedia nera con un
ingranaggio drammaturgico perfetto, fatto di trovate, energia e
divertimento, tra clownerie e astrazioni beckettiane: è "Il
delitto di via dell'Orsina" uno degli atti unici più conosciuti
di Eugène-Marin Labiche, padre nobile del vaudeville, talento
prolifico e sopraffino, capace di svelare con indiavolate
geometrie di equivoci e farse, il ridicolo nascosto sotto i
tappeti della buona borghesia, in scena dal 9 all'11 dicembre al
Teatro Duse di Bologna. Al centro della vicenda due uomini: un
ricco nobile ed elegante interpretato da Massimo Dapporto e un
proletario rozzo e volgare, intrepretato, invece,da Antonello
Fassari.
I due si risvegliano nello stesso letto, hanno le mani
sporche, le tasche piene di carbone e non ricordano nulla di
quanto accaduto la notte precedente. Quando dal giornale
apprendono della morte, in via dell'Orsina, di una giovane
carbonaia si convincono di essere stati loro a commettere
l'omicidio. Per i due protagonisti, disposti a tutto pur di
sfuggire alla presunta colpa e mantenere le apparenze, non resta
che far sparire ogni prova .La di regia Andrée Ruth Shammah
mantiene intatta la struttura della pochade e del gioco
indiavolato degli equivoci ma vira al noir seminando
inquietudini all'ombra di qualcosa di ignoto che incombe sulla
scena. Così, la Francia perbenista e ottocentesca di Labiche
diventa l'Italia del primo dopoguerra, prefascista e
conformista.
Alcune battute e personaggi sono rubati, infatti, da altri
lavori del drammaturgo francese per dare più spessore alle
sottotrame e rendere ancora più stratificata la vita dentro la
storia. Per tutto il tempo teatrale, un sottile turbamento,
fatto di piccole sospensioni, guida gli attori. Sul palco anche
Susanna Marcomeni, Marco Balbi, Andrea Soffiantini, Christian
Pradella e Luca Cesa-Bianchi.
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