Per la prima volta in Italia una
mostra racchiude le opere più iconiche di Warhol, Haring e
Basquiat, il padre della Pop Art e i suoi due figli spirituali.
Un sodalizio spirituale che nacque nel mondo della musica e dei
club della New York underground anni '80, quando l'arte
"avveniva" di notte. La mostra 'Warhol Haring Basquiat',
ospitata dall'11 marzo a Palazzo Belloni, a Bologna, e prodotta
da Next Exhibition, nasce con l'intento di ricostruire il clima
di creatività che si poteva respirare nei luoghi di incontro
dove i tre artisti trasformarono gli eccessi degli anni '80 in
arte senza tempo.
Larga attenzione sarà dedicata all'opera di Warhol in relazione
al mondo della musica, per ripercorrere le varie tappe che
portarono il padre della Pop Art ad elevarsi come uno dei primi
artisti a trasformare questo ambito in arte. In mostra
l'esemplare originale e firmato da Warhol della copertina del
vinile "The Velvet Underground & Nico by Andy Warhol",
considerata ancora oggi come la copertina più celebre del mondo,
non riportando il nome del gruppo, ma solo la celebre banana e
la firma di Andy Warhol. Insieme a tutte le altre celebri cover
disegnate - tra cui spicca per importanza quella dell'album
"Sticky Fingers" dei Rolling Stones - e le polaroid originali
che ritraggono i principali artisti musicali con cui Warhol
instaurò un rapporto di lavoro e amicizia. Uno dei templi
della New York anni '80 era il Club 57 nell'East Village,
frequentato da tutti e tre gli artisti, uno spazio aperto in cui
andavano in scena performance che univano poesia, musica,
pittura, moda, foto e video. Haring ne divenne il curatore
artistico, decorandolo con i suoi graffiti. In esposizione
saranno presenti le principali cover musicali realizzate
dall'artista oltre a vari oggetti da collezione, tra cui le
copertine dei vinili realizzate per il dj e curatore del club
Paradise Garage, Larry Levan. Plasmato anch'egli
dall'elettricità di quegli anni, Basquiat si appassionò invece
molto al jazz, in particolare al Be-bop. La cover più celebre
disegnata dall'artista afroamericano, considerata oggi come il
"Sacro Graal del Rap", è Beat Bop: in mostra sarà presente una
delle 500 rare edizioni del 1983.
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