C'è anche Anche la vicesindaca di
Bologna, Emily Clancy, tra i firmatari dell'appello rivolto al
ministro della Giustizia, Carlo Nordio da intellettuali e
giuristi, per la vita di Alfredo Cospito, l'anarchico detenuto
nel carcere di Bancali a Sassari e in sciopero della fame da 80
giorni per protestare contro il regime del 41-bis che gli è
stato assegnato. L'adesione all'appello viene spiegato dalla
stessa Clancy in un lungo post sul suo profilo Facebook.
"Ringrazio - scrive in un passaggio - le tante e i tanti
intellettuali e giuristi che ieri hanno pubblicato un appello al
Ministro della Giustizia e all'Amministrazione penitenziaria per
la vita di Alfredo Cospito rompendo un silenzio pressoché totale
tra le istituzioni e nei luoghi del dibattito pubblico circa
questa vicenda. Ho scelto anch'io di firmarlo - prosegue
Clancy - e di sostenerne le ragioni, poiché l'azione di Cospito
interpella le nostre coscienze e solleva questioni di etica e di
diritto fondamentali: l'autodeterminazione dell'individui , la
vita umana e la dignità della persona a cui la nostra
Costituzione accorda la massima tutela, le condizioni del regime
penitenziario italiano, l'idea stessa di sistema penitenziario".
Quindi argomenta ancora Clancy, "dal 2009 ad oggi sono
quattro i detenuti che sono morti durante uno sciopero della
fame che stavano portando avanti, facendo del proprio corpo
l'estremo strumento di protesta e di affermazione della propria
identità: Sami Mbarka Ben Gargi, Cristian Pop, Gabriele Milito,
Carmelo Caminiti. Alfredo Cospito ha di gran lunga superato i
giorni di digiuno a cui erano arrivati loro. La storia
giudiziaria di Cospito presenta molte anomalie e per diversi
aspetti è ancora sub iudice. Su questi aspetti - conclude Clancy
- ci si confronterà con i tempi e nelle sedi adeguate. Ma come
recita l'appello che ho scelto di firmare e che condivido qui
sotto 'Oggi l'urgenza è altra. Cospito rischia seriamente di
morire: può essere questione di settimane o, addirittura, di
giorni'".
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