Il Gip del tribunale di Crotone ha accolto l'opposizione della famiglia di Davide Ferrerio e ha ordinato l'imputazione coatta per il 31enne Alessandro Curto, accusato di concorso anomalo nel tentato omicidio del 21enne di Bologna, ridotto in coma irreversibile dopo un pestaggio avvenuto l'11 agosto in una strada del centro della città calabrese. Un episodio che ha all'origine un tragico scambio di persona e Curto è la persona che quella sera aveva un appuntamento con la 17enne da cui è partito tutto e che poi inviò il messaggio che avrebbe indirizzato l'aggressione verso Ferrerio.
Del fatto è accusato come autore materiale Nicolò Passalacqua, per cui il 3 aprile è fissata un'udienza davanti al Gup e di concorso anomalo nel reato rispondono anche la madre della 17enne (la ragazza comparirà invece il 5 aprile davanti al tribunale minorile) un altro giovane, Andrej Gaju.
Per Curto invece era stata chiesta l'archiviazione. Ma la decisione del giudice, che recepisce la memoria del difensore della famiglia Ferrerio, l'avvocato Gabriele Bordoni, si basa sul presupposto che il 31enne abbia accettato, seppur nella forma del dolo eventuale, uno dei prevedibili sviluppi della situazione.
La 17enne, quella sera di agosto, aveva dato appuntamento al 31enne che la stava corteggiando sui social utilizzando il falso profilo con il nome dell'ex fidanzato. Per questo lei era andata nei pressi del Tribunale di Crotone accompagnata da alcuni parenti in una sorta di missione punitiva nei confronti dello spasimante. Secondo le indagini svolte dalla squadra Mobile la trappola era stata organizzata dalla madre della ragazza che avrebbe istigato anche Passalacqua. Quando però il corteggiatore si era accorto del pericolo aveva sviato le attenzioni da se' inviando un messaggio alla giovane, indicandole di avere una maglia bianca come, purtroppo, Davide Ferrerio che ignaro si trovava in zona e che venne aggredito. Per il Gip, "appare ragionevole ipotizzare che Curto", con l'invio del messaggio, abbia voluto allontanare definitivamente da sé ogni sospetto mettendo in conto che il gruppo, a quel punto, avrebbe potuto capire che in realtà era proprio lui l'uomo misterioso. Ancora: si è rappresentato il concreto pericolo per la propria incolumità accettando, per l'effetto, il rischio che inoltrando il messaggio con il quale riferiva di indossare una camicia bianca, avrebbe indirizzato l'azione delittuosa verso un'altra ignota vittima.
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