Il video del 3 aprile 2023 nel carcere di Reggio Emilia è uno schiaffo a chi lo guarda e apre una serie di domande. Mentre si discute del trattamento riservato a Ilaria Salis in Ungheria, non si capisce perché per scortare un detenuto in un corridoio di un istituto penitenziario italiano, per quanto in agitazione, sia stato necessario incappucciarlo con una federa stretta al collo, tenuta tirata a lungo per un lembo.
Oppure perché, mentre era in terra, andava colpito al volto, sempre coperto, poi calpestato con gli scarponi di ordinanza. Trattenuto per le gambe, un braccio torto dietro la schiena. Denudato dalla cintola in giù, quindi sollevato di peso, afferrato anche per il nodo della federa. Infine portato in cella e ancora una volta colpito. Poi lasciato lì, per oltre un'ora, mezzo nudo, malgrado si stesse ferendo con dei cocci e il sangue stesse via via inondando la stanza. Il filmato, visionato dall'ANSA, ricostruisce dieci minuti di pestaggio: sette nel corridoio dove gli agenti di polizia penitenziaria si sono avventati e accaniti sul quarantenne tunisino; altri tre per trasportarlo nella Camera di detenzione.
"Devo ammettere che nonostante credo sia giusto denunciare quello che è successo, ho molta paura che possa risuccedere, anche perché quello che è successo quel giorno e quello che ho provato non lo dimenticherò mai. In queste notti non riesco a dormire perché ripenso a quanta paura ho avuto di morire e a tutta quella forza e violenza che è stata usata nei miei confronti mentre ero a terra e ammanettato". Sono le parole del detenuto, verbalizzate pochi giorni dopo il pestaggio. A marzo dieci agenti di polizia penitenziaria saranno davanti al giudice per l'episodio.
E del tema caldissimo dello stato delle carceri si interessa anche il capo dello Stato "preoccupato" per la situazione del sovraffollamento e per i suicidi. Una situazione complessa che lo ha spinto a convocare al Quirinale il Garante dei diritti dei detenuti, Felice Maurizio D'Ettore, con il quale ha fatto il punto della situazione. Non si esclude in ambienti parlamentari che possano aver parlato anche della vicenda Salis, anche se in ambienti del Quirinale non c'è nessuna conferma al riguardo. Il presidente della Repubblica aveva ricevuto nei giorni scorsi anche il capo del Dap Giovanni Russo per parlare della questione carceri, si ricorda ancora in ambienti parlamentari.
Il gip Luca Ramponi, che a luglio aveva emesso un'ordinanza di interdizione dal servizio per dieci indagati della vicenda di Reggio, ha definito quello che è successo "brutale, feroce e assolutamente sproporzionato rispetto al comportamento del detenuto". Il procuratore Gaetano Calogero Paci aveva parlato di "modalità disumanizzanti, degradanti, contro la dignità umana".
Inizialmente gli indagati erano 14, mentre il 14 marzo saranno in dieci a trovarsi in udienza preliminare: otto rispondono di tortura e in più uno di questi, con altri due, per aver attestato il falso nelle relazioni di servizio successive al fatto. Quel giorno il detenuto era appena uscito dalla stanza del direttore, dopo aver avuto una sanzione di isolamento per condotte che avevano violato il regolamento. Mentre si dirigeva verso le celle, accompagnato dal gruppo di agenti, le telecamere hanno ripreso come è stato trattato. Un filmato su cui si sono basati anche gli investigatori, coordinati dalla pm Maria Rita Pantani, per attribuire le responsabilità a ciascuno.
La vittima ha presentato una denuncia che ha dato il via alle indagini, assistito dall'avvocato Luca Sebastiani, che oggi commenta: "Sono immagini agghiaccianti e inaccettabili, una violenza gratuita contro un uomo solo, privato della libertà, incappucciato, ammanettato e a terra. Ci tengo a sottolineare il lavoro della Procura di Reggio Emilia, che con la dovuta tempestività e determinazione ha svolto le indagini ed estrapolato quanto ripreso dalle telecamere interne, che altrimenti avremmo perso". Il legale, da tempo impegnato nella difesa della dignità delle persone private della libertà, insiste:
"Attendiamo l'udienza preliminare con il necessario approccio garantista, evitando di esprimere sentenze sul fatto prima ancora che lo possa fare il giudice. Non è la prima volta che si parla di tortura all'interno delle carceri, pertanto mi auguro che questa gravissima vicenda possa finalmente far avviare nel nostro Paese una seria riflessione politica". E cita il caso di Ilaria Salis: "Parliamo di un fatto grave, avvenuto in Italia. Peraltro, solo pochi giorni fa abbiamo dovuto assistere al trattamento disumano riservato a una cittadina italiana in un carcere di un altro Stato europeo". Al fianco della vittima si schiera l'associazione Antigone: "Le immagini si commentano da sole, ricordano quelle di Santa Maria Capua Vetere e di altri casi di questo tipo. L'associazione aveva depositato un esposto per questo fatto specifico e ci sarà all'udienza di marzo per costituirsi parte civile", dice l'avvocata Simona Filippi.
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