"La prognosi in questi casi è sempre riservatissima", impossibile "dare tempistiche sullo scioglimento", troppi sono i fattori coinvolti, "molto dipende dai danni subiti dal paziente dal fuoco e se includono le vie respiratorie". Così Stefano Merelli, direttore della Chirurgia plastica e Centro ustioni dell'ospedale di Parma, inquadra all'ANSA la delicata situazione di pazienti con ustioni, come i feriti della strage di Suviana tutt'ora ricoverati in diversi ospedali. Uno dei lavoratori del disastro è in rianimazione proprio all'ospedale di Parma, con ustioni su circa la metà del corpo. In rianimazione, sottoposto a terapie, in prognosi riservata.
"In un centro specializzato come il nostro arrivano tanti casi così all'anno - sottolinea Merelli - dopo disastri, incidenti stradali, autolesionismo, feriti di guerra. Nel nostro grafico delle cause, il lavoro è una delle punte più alte dei casi trattati".
Il direttore spiega che non si possono dare tempistiche in questa fase per lo scioglimento della prognosi. "Spesso il paziente ustionato inala fumo e fuoco. Bisogna vedere che danno hanno subito le vie respiratorie. Nei primi momenti viene intubato, può essere tracheostomizzato per farlo respirare. Se nei danni sono incluse le vie respiratorie, allora siamo di fronte a una delle situazioni più delicate. Se invece la parte respiratoria fosse risparmiata, a quel punto avremo solo le ustioni da trattare".
Nei Centri grandi ustionati vengono trasferiti pazienti con ustioni molto serie: "Il terzo grado solitamente ha esiti cicatriziali permanenti", prosegue Merelli. I segni restano sempre, "ma si cerca di mantenere la funzionalità delle aree ustionate". L'ustione provoca "escare (lesioni, ndr) tenaci, molto dure, che possono impedire la circolazione del sangue in periferia e alle volte se sono sul torace impediscono anche lo svolgimento dell'atto respiratorio. La prima cosa che si fa è inciderle" per liberare la circolazione. "Diversamente, si può venire a creare la sindrome compartimentale che porta ad avere una necrosi dei tessuti con possibile necessità di amputazione".
Insomma i rischi e gli scenari di casi come questi sono molteplici. E anche una volta sciolta la prognosi il percorso terapeutico per il paziente non termina. Ne inizia uno lungo e complesso che può comprendere molti interventi chirurgici, innesti, cicatrici da correggere, col supporto di psicologi e fisioterapisti.
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