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In Emilia-Romagna il voto è la prova generale delle regionali

In Emilia-Romagna il voto è la prova generale delle regionali

Il Pd coltiva il campo larghissimo nella terra dell'alluvione

BOLOGNA, 07 giugno 2024, 12:46

Leonardo Nesti

ANSACheck
In Emilia-Romagna il voto è la prova generale delle regionali - RIPRODUZIONE RISERVATA

In Emilia-Romagna il voto è la prova generale delle regionali - RIPRODUZIONE RISERVATA

In Emilia-Romagna si vota per eleggere sindaci e consigli comunali di 226 Comuni (fra cui i capoluoghi Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Forlì e Cesena) ma si vota anche per fare le prove generali di un'altra elezione, quella che in autunno sceglierà il nuovo presidente della Regione. In una terra, o meglio in una parte, che corrisponde più o meno alla Romagna, che ancora è alle prese con i danni dell'alluvione. Alle contemporanee Europee Stefano Bonaccini è candidato come capolista del Pd: la sua elezione è scontata e così terminerà con qualche mese di anticipo la sua guida della Regione cominciata nel novembre del 2014.

Il Pd e il ce

 

ntrosinistra sono ancora ben lontani dallo scegliere il nome del candidato alla sua successione, ma sanno bene che per confermare la guida della loro Regione simbolo, dove una sconfitta avrebbe i contorni del disastro politico, è necessario il campo largo, anzi larghissimo. Che in questa tornata elettorale è stato coltivato con profitto quasi ovunque: in particolare a Modena, la città di Bonaccini e la più grande fra quelle in cui si vota. A sostegno di Massimo Mezzetti, ex assessore regionale, ex Ds mai entrato nel Pd che ha raccolto il testimone di Gian Carlo Muzzarelli, ci sono infatti i simboli di Pd, M5s, Avs, Azione e Italia Viva, ovvero la stessa coalizione che il Pd spera di proporre alle regionali. Contro di lui Luca Negrini di Fratelli d'Italia. Schema simile anche a Reggio Emilia dove si sfidano due civici: il medico Marco Massari (centrosinistra) e l'avvocato Giovanni Tarquini (centrodestra).

In altre città l'operazione campo larghissimo non è riuscita al 100%, anche se Pd, M5s e Avs sono alleati ovunque. Qualche distinguo c'è stato in Romagna, la terra, appunto, dove c'è stata l'alluvione e dove buona parte della campagna elettorale si è giocata sulla questione dei rimborsi dei beni mobili danneggiati, con uno scontro violentissimo fra il Pd e Fratelli d'Italia.

A Forlì Azione e Italia Viva si sono schierate a sostegno del sindaco uscente di centrodestra, Gian Luca Zattini, con alcuni esponenti locali che sono però confluiti in una lista civica a sostegno del Pd Graziano Rinaldini. A Cesena, con l'uscente Pd Enzo Lattuca c'è Azione, ma non Italia Viva che appoggia però un candidato diverso da quello del centrodestra, Marco Casali.

La questione "prove generali" (votano oltre due milioni di elettori) vale anche per il centrodestra, alla ricerca di un nome per le regionali. Ma unito come non mai a sostegno dei propri candidati. Come a Ferrara dove va in scena un'altra sfida da seguire con attenzione: quella fra il leghista Alan Fabbri, che cinque anni fa riuscì nell'impresa di una vittoria contro la storica egemonia della sinistra in città e che punta dritto al bis. Il Pd per la missione reconquista gli oppone Fabio Anselmo, avvocato dei casi Aldrovandi e Cucchi.

Poi si vota in altri 231 Comuni: alcuni quasi completamente distrutti dalle frane di un anno fa, come Casola Val Senio nell'Appennino forlivese, altri molto noti nel mondo come Maranello, per i suoi bolidi.

Giusto il tempo di contare i voti di partite che potrebbero concludersi anche senza il supplementare del ballottaggio, e poi sarà di nuovo campagna elettorale, stavolta per le regionali in autunno.

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