BOLOGNA, 14 GIU - Un uomo anziano a Parigi, chiuso nella sua casa, malato, torna a riflettere sull'etica delle proprie azioni. È Toni Negri. Negli anni 70 è stato ritenuto responsabile della degenerazione violenta di decine di migliaia di giovani, e accusato di essere il capo del terrorismo italiano. Questo in sintesi il film documentario "Il frastuono e il silenzio" che il regista e sceneggiatore Giampaolo Penco ha dedicato al filosofo di Padova, che verrà presentato il 17 giugno al Biografilm Festival a Bologna.
"Il film - ha spiegato il regista in un incontro stampa - ricostruisce la parabola di Toni Negri dal punto di vista della famiglia, cosa mai successa prima". In realtà Penco ripercorre attraverso una lunga intervista realizzata nella casa di Parigi durante il periodo del covid, e con l'ausilio di materiali d'archivio, l'intera vita di Negri: dalla ferrea educazione ricevuta dalla madre, fino alla scalata ai vertici di Azione Cattolica, dal rapporto con Marco Pannella che lo portò in Parlamento al caso Moro, "un caso di estrema manipolazione", spiega ancora il regista; senza dimenticare "la freddezza che ci fu con Enrico Berlinguer e con il Partito Comunista Italiano".
"Sembra strano - dice Penco - ma Toni Negri divenne famoso e un caso mediatico, solo dopo il suo arresto e l'assurdo processo che subì. Prima era un normale professore di Filosofia a Padova". Convinto europeista, Toni Negri dice di avere sbagliato tanto, "ma non da codice penale". Nel film sono fondamentali gli interventi delle figlie Anna e Nina (il figlio maschio ha preferito non partecipare per motivi personali) che ne sottolineano anche errori e fragilità. Non ha mai avuto intenzione di rivedere il suo passato: "Le cose muoiono naturalmente" dice nel film.
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