BOLOGNA, 14 GIU - Il magistrato Nicola Scalabrini, sostituto procuratore a Bologna e componente della giunta distrettuale dell'Anm, ha comunicato ai rappresentanti locali degli organi associativi degli avvocati (consiglio dell'ordine, fondazione forense e camere penali) che non parteciperà più come relatore a convegni di formazione organizzati dagli stessi avvocati, anche quelli dove la sua presenza era già programmata. Il suo è un gesto di rottura e dal valore anche simbolico, che arriva dopo una presa di posizione di alcuni consigli dell'ordine (Bologna, Brescia, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Venezia) in favore della riforma sulla separazione delle carriere in magistratura.
"Mi sento davvero sulla 'irrinunciabile linea del Piave'", scrive Scalabrini citando il famoso appello alla resistenza di Francesco Saverio Borrelli nel 2002, a Milano. "Quest'ultima presa di posizione del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Bologna - continua il magistrato - amplia e approfondisce un solco e impone alla mia coscienza di considerare che i tanti momenti comuni e la singola testimonianza da me portata sono stati del tutto inutili. Non basta più la stima personale che nutro per ciascuno di voi singoli avvocati nella altissima funzione da voi svolta a farmi credere che le iniziative di formazione siano state, o possano davvero essere, occasione rispettosa di arricchimento reciproco".
Con la presa di posizione in favore della separazione delle carriere verrebbe meno in sostanza, secondo Scalabrini, una visione comune sull'idea di giustizia. "Questa improvvida riforma - dice ancora - non risolve alcuno dei mali che affliggono la giustizia, ma scardina nel profondo i rapporti tra i poteri dello Stato e indebolisce le esigenze di garanzia dei cittadini".
Ordine avvocati, 'dal pm Scalabrini richiami impropri' - "A fronte di un impegno laico ed equilibrato che propone il metodo dialettico come luogo della formazione delle convinzioni, spiace leggere la presa di posizione immediata e pubblica del dottor Scalabrini sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bologna". Così il consiglio dell'ordine degli avvocati di Bologna, dopo la lettera del pm che ha comunicato la propria indisponibilità a partecipare come relatore ad iniziative di formazione organizzate dagli avvocati, come gesto di protesta per la posizione presa in favore del dibattito in corso sul tema della separazione delle carriere in magistratura.
"Nella sua lunga missiva - prosegue l'ordine - la tesi sulla separazione delle carriere viene attribuita a Licio Gelli e non già a una parte significativa dei padri costituenti, e si vagheggia una resistenza sulla linea del Piave. È un peccato che tali impropri richiami finiscano per avere come conseguenza solo il piccato rifiuto a quei momenti di conoscenza, confronto e valutazione democratica che l'avvocatura istituzionale si è impegnata a garantire e che evidentemente sono vissuti da alcuni come un elemento di preoccupazione nei confronti dei quali esprimere ostilità e rigetto. Non può invece esservi pericolo nel conoscere, né nel deliberare conoscendo e l'avvocatura Bolognese sarà sempre lieta di discutere e di creare occasione di discussione con chiunque voglia ritenere che la dialettica sia la modalità corretta per assumere scelte democratiche". L'ordine aveva ricordato di aver espresso soddisfazione, insieme ad altri sette ordini distrettuali "per l'avvio del dibattito pubblico" sul tema e di aver affermato di volersi impegnare "perché il piano del confronto sia informato, professionale ed equilibrato, avendo a riguardo i valori costituzionali e ordinamentali, anche allo scopo di poter orientare il pensiero dei cittadini in una logica di consapevolezza democratica".
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