"Avrebbe compiuto 48 anni a
dicembre, origini albanesi, è stato trovato impiccato nella sua
cella della Casa circondariale di Bologna. A nulla sono valsi i
soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari. Era
detenuto dal 27 maggio e in attesa di giudizio con l'accusa di
tentato omicidio. Si tratta del 58esimo suicidio di un detenuto
dall'inizio dall'anno, cui bisogna aggiungere due omicidi e 63
decessi per altre cause, nonché sei appartenenti al Corpo di
polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Insomma, ormai
più che di carceri si rischia di dover parlare di camere
mortuarie". Lo dice Gennarino De Fazio, segretario generale
della Uilpa Polizia Penitenziaria,
"Questo ulteriore suicidio avvenuto oggi nel carcere
bolognese della Dozza deve far riflettere sulla condizione in
cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare
il personale di polizia penitenziaria", dice Giovanni Battista
Durante segretario nazionale aggiunto del Sappe.
"Spesso, questi eventi, oltre a costituire una sconfitta per
lo Stato, segnano profondamente gli agenti che devono
intervenire. Si tratta spesso di agenti giovani, lasciati da
soli nelle sezioni detentive, per la mancanza di personale.
Servirebbero anche più psicologi e psichiatri, vista l'alta
presenza di malati con disagio psichiatrico. Spesso, anche i
detenuti, nel corso della detenzione, ricevono notizie che
riguardano situazioni personali che possono indurli a gesti
estremi", aggiunge.
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