(di Antonio Giovannini)
Dieci anni senza Paolo Castelli,
giornalista colto, rigoroso e dal forte impegno civile e
professionale, mentore di molti giovani colleghi e sempre
attento alle tutele dei meno garantiti. Un impegno portato anche
nell'attività sindacale svolta negli organismi della categoria.
Se n'era andato con discrezione, com'era nel suo carattere, a 67
anni, dopo una breve malattia e il ricovero all'ospedale
Sant'Orsola di Bologna, due anni e mezzo dopo il pensionamento
con il grado di redattore capo e dopo aver guidato per sedici
anni la redazione dell'Emilia-Romagna dell'Agenzia ANSA.
Professionista dal 1980, aveva cominciato l'attività
giornalistica parecchi anni prima, occupandosi tra l'altro di
pallacanestro - una delle sue grandi passioni - per un
periodico, 'Il Basket', edito a Bologna. Collaboratore del
'Manifesto', nel '75 fu tra i fondatori del 'Foglio', quotidiano
di opinione politica fondato nel capoluogo emiliano da Luigi
Pedrazzi ed Ermanno Gorrieri, poi diventò professionista alla
'Gazzetta dello sport', a Milano. Nell'estate '81 tornò a
Bologna, alla redazione dell'ANSA (che all'epoca aveva
competenza anche sulle Marche), di cui divenne caposervizio
aggiunto nell'86, poi responsabile della sede l'1 gennaio 1996.
Anni dopo aveva ricevuto anche la proposta di trasferirsi a
Roma per guidare la redazione Cronache italiane dell'Agenzia, ma
aveva preferito rimanere al timone della sede
emiliano-romagnola. Era andato in pensione per limiti di età il
31 gennaio 2012, poi aveva collaborato con 'Ossigeno per
l'informazione', l'osservatorio sui giornalisti minacciati in
Italia promosso da Fnsi e Ordine.
Stimato dai colleghi per disponibilità e competenza, esperto
di politica internazionale come di sport, Paolo Castelli ha
seguito, nella sua lunga carriera in agenzia, molti avvenimenti
da prima pagina, facendo sempre dell'etica e della deontologia
il baricentro della professione. Così lo aveva ricordato su
Repubblica Bologna - nella rubrica 'Lettere da Londra' - il
corrispondente Enrico Franceschini, al momento del
pensionamento: "Senza l'opportunità che mi diede lui, forse nel
giornalismo non sarei mai entrato neanch'io. Castelli non era
solo il nostro 'capo' (nel settimanale di basket dove entro' nel
'73, ndr), ma anche l'amico generoso, la guida caustica: con la
sigaretta perennemente all'angolo della bocca, come i reporter
dei vecchi film anni '40. Ma lui è un giornalista vero, non da
cinema".
Da anni una borsa di studio, auspicata dalla famiglia e dalla
redazione e disposta dall'Ordine dei giornalisti, viene
assegnata a uno degli allievi del Master in Giornalismo
dell'Università di Bologna.
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