Una delle avanguardie più
determinanti e longeve del XX secolo, il Surrealismo, sarà
celebrata a un secolo dalla sua origine nella Villa dei
Capolavori, sede della Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di
Traversetolo (Parma), dal 14 settembre al 15 dicembre. A pochi
passi dalle sale che ospitano opere di Renoir, Monet, Cézanne,
Tiziano, Dürer, Van Dyck, Goya, Canova, Morandi, Burri e molti
altri, verrà presentato anche il complesso rapporto con gli
artisti e la scena culturale italiana dalla fine degli anni
Venti alla fine degli anni '60. La mostra "Il Surrealismo e
l'Italia", con oltre 150 opere di Salvador Dalí, René Magritte,
Max Ernst, Joan Miró, Marcel Duchamp, Man Ray, Yves Tanguy,
Giorgio de Chirico e il fratello Alberto Savinio, Enrico Baj,
Fabrizio Clerici, Leonor Fini, testimonia la vastità di mezzi e
linguaggi del Surrealismo e ne esplora l'impatto e l'evoluzione
nel nostro Paese.
Il percorso espositivo si sviluppa in due grandi capitoli. Il
primo presenta il Surrealismo internazionale e il suo arrivo in
Italia; mediato in un primo momento dall'opera di de Chirico e
Savinio di ritorno da Parigi negli anni Trenta, poi
rappresentato attraverso le opere dei maestri del movimento
storico, che evidenziano una profonda eterogeneità estetica e
formale, così come una moltitudine di media utilizzati (pittura,
collage, assemblage, fotografia, ready-made, objets trouvés).
Qui vengono presentati importanti lavori di Magritte, Dalí, Man
Ray, Ernst, Masson, Miró, Tanguy, Duchamp, Matta, Lam, oltre a
de Chirico. Il secondo capitolo individua i protagonisti della
scena surrealista italiana, già a partire dagli anni Trenta, per
esaminarne le tangenze col gruppo francese, ma anche, e
soprattutto, per metterne in luce l'indipendenza e
l'originalità. Due le tendenze principali: da una parte, la
nascita di un gruppo che si ispira a pratiche artistiche nuove e
che intrattiene rapporti col gruppo francese, come si può vedere
nelle opere di Sergio Dangelo o di Enrico Baj. Dall'altra, un
filone figurativo fantastico, caratterizzato dalla produzione di
opere visionarie, cui appartengono, tra gli altri, Leonor Fini,
Fabrizio Clerici, Stanislao Lepri, per cui l'opera di de Chirico
e Savinio fu capitale.
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