BOLOGNA, 19 NOV - L'estensione e il numero delle lesioni su Sofia Stefani e su Giampiero Gualandi rendono difficilmente prospettabile una colluttazione tra i due prima del colpo fatale. È la conclusione a cui è arrivato il medico legale Valentina Bugelli, nominato dalla Procura di Bologna per chiarire quanto accadde il 16 maggio negli uffici del comando della Polizia locale di Anzola Emilia (Bologna), quando la 33enne Stefani, ex vigilessa, morì a causa di un unico proiettile, allo zigomo, partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi, 63enne, suo ex comandante e uomo con cui aveva avuto una relazione sentimentale.
Gualandi è in carcere da quel giorno e nei suoi confronti la Procura ha da poco chiuso le indagini e chiesto il giudizio immediato per omicidio aggravato dai futili motivi e dall'averlo commesso su una persona a cui era legato da rapporto affettivo.
L'ex comandante si è difeso dicendo che si trattò di un incidente, uno sparo partito per sbaglio nel corso di una colluttazione. Ma secondo la consulente tecnica non ci sono lesioni a dimostrarlo: su Stefani sono state rilevate solo alcune piccole escoriazioni lineari sulla mano destra e due lividi al gomito e avambraccio sinistro, lesioni recenti (entro le 24 ore prima della morte). All'ingresso in carcere, invece, Gualandi non aveva traumi. Inoltre gli esami genetici hanno escluso tracce di lei sulla pistola, arma che dunque non avrebbe toccato.
Il colpo, ha concluso il medico, è stato esploso a breve distanza, tra i 20 e i 50 centimetri, dal basso verso l'alto e leggermente da sinistra verso destra. L'indagato è difeso dall'avvocato Claudio Benenati, i familiari della vittima dall'avvocato Andrea Speranzoni.
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