BOLOGNA, 02 DIC - C'è preoccupazione anche in Emilia-Romagna tra le aziende di marchi del gruppo Stellantis dove sono in corso vertenze per salvaguardare forza lavoro e produzione.
Un fiore all'occhiello del Made in Italy, Maserati a Modena ha chiuso questo autunno il suo Innovation Lab, il centro di ricerca da oltre mille occupati inaugurato solo pochi anni fa, per riaccorpare quello che ne restava nella sede storica della città. Qui la produzione di auto è subordinata alla cassa integrazione per il personale operaio. Il 5 novembre Carlos Tavares aveva fatto visita proprio allo stabilimento modenese, che in questi giorni sta festeggiando con una serie limitata i 110 anni di storia del marchio del Tridente. Anche in quella occasione Fiom aveva sottolineato come dall'incontro dell'ad con le Rsa non fosse arrivata alcuna risposta certa. Anzi, a differenza, da quanto già comunicato in precedenza alle organizzazioni sindacali sull'inizio a metà 2025 della produzione della MC25 elettrica, non si era parlato nemmeno di modelli elettrici, né di altri nuovi modelli in arrivo allo stabilimento di Modena. Circa 150 persone sono in cassa integrazione e ora anche gli oltre 700 professionisti del reparto engineering sono coinvolti negli ammortizzatori sociali una volta a settimana, mentre la produzione è estremamente ridotta, "al punto di consentire non più di 4 o 5 giornate di lavoro al mese, spesso preannunciate con poco anticipo".
Tavares si era recato a Modena con il nuovo ceo del Tridente, Santo Ficili. Anche su questo pesa il post Tavares, nel senso che una incognita potrebbe riguardare la riconferma o meno del corpo dirigente intermedio. Ficili tra l'altro era nella città emiliana proprio sabato per i 110 anni del marchio, occasione in cui ha ribadito che il "cuore pulsante" di Maserati "è e rimane a Modena".
C'è poi la VM Motori - Stellantis, storica azienda centese (Ferrara) oggi specializzata nella produzione di motori diesel nell'automotive, nella trattoristica e per i mezzi marini e che coinvolge un consistente indotto qualificato di imprese dei territori a cavallo tra le province di Ferrara, Bologna e Modena. In meno di sei anni ha ridotto l'occupazione diretta da 1.400 a 350, abbandonando la produzione di motori per l'auto perché, secondo i sindacati, non ha sostenuto nessun processo di riconversione dall'endotermico all'ibrido e all'elettrico.
"Di Carlos Tavares non mi piaceva che avesse una impostazione più finanziaria che industriale" e "speriamo che questo cambi" col suo successore, nomina che "è bene arrivi più prima che poi", entro i sei mesi indicati dall'azienda. Lo dice all'ANSA Vincenzo Colla, assessore allo sviluppo economico dell'Emilia-Romagna, un passato da sindacalista Cgil in regione, che con Stellantis ha intensi trascorsi di interlocuzione per le vertenze che interessano il territorio. La notizia dell'addio di Tavares, prima di quanto previsto, "è stato un fulmine non a ciel sereno, ma un fulmine certo. Perché solo un mese fa aveva annunciato che sarebbe restato fino a fine anno". Ora l'auspicio, per Colla, è che si arrivi prima possibile al nuovo Ceo "perché l'assetto del gruppo dirigente è fondamentale anche per la discussione delle relazioni industriali. Tavares per me ha una testa di stampo più finanziario che industriale, ma se poi non porti a casa nemmeno i risultati finanziari questo non va bene. Mentre oggi c'è bisogno di mettere in sicurezza gli impianti industriali del più grande gruppo automotive in Italia. Ho sempre pensato che prima bisogna mettere in sicurezza quanto abbiamo di stabilimenti, marchi e ovviamente i lavoratori che sono dentro".
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