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'Buon compleanno Raina!', Kabaivanska compie 90 anni

'Buon compleanno Raina!', Kabaivanska compie 90 anni

Il 15 dicembre a Modena la festa tributo per il grande soprano

BOLOGNA, 15 dicembre 2024, 09:37

Nicola Pirrone

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il grande pubblico la identifica soprattutto con Tosca, la sfortunata eroina di Puccini che ha portato in scena più di 400 volte, sempre con trionfi incondizionati. Eppure: "Il più bel ricordo della mia carriera non è legato alle tante Violetta, Butterfly e Tosca, cantate all'Arena di Verona davanti a ventimila persone, ma all'ultima scena di Capriccio, l'opera di Richard Strauss che ho affrontato per la prima volta a Bologna nel 1987 diretta da Luca Ronconi. 'Te la senti di attraversare tutto il palcoscenico, senza scene, nel finale?', mi chiese. Ero spaventata, ma accettai. Così su quella musica divina, illuminata da dietro, camminai solitaria dal fondo del palcoscenico al boccascena. Ero in estasi!". Lo racconta un'ancora emozionata Raina Kabaivanska, il soprano bulgaro, ma italiana da circa settant'anni, che il 15 dicembre spegne 90 candeline.

La sua città, Modena, le ha organizzato per quel giorno, alle 21 nel Teatro Comunale, il tributo 'Buon compleanno, Raina!' Una serata speciale con gli allievi della Masterclass in Tecnica vocale che la cantante tiene ancora. Una carriera, quella di Raina Kabaivanska, che ha attraversato un vastissimo repertorio, dal Barocco al Novecento, da Monteverdi a Nino Rota, sui palcoscenici più importanti del mondo e con le bacchette più prestigiose: "Il più grande di tutti è stato Karajan, esigentissimo ma capace di farti dare il massimo". Indimenticabile fu il Falstaff verdiano che fecero a Salisburgo: non solo una epocale tragédien, un po' come Maria Callas, della quale era considerata l'erede naturale, ma una cantattrice capace di dare alla sua Alice una leggerezza beffarda condita dalla sua vanità femminile. La Callas, appunto: si incontrarono nell'aprile 1973 per la riapertura del Regio Teatro di Torino.

Maria nell'unica regia della sua vita, Raina prima donna nel ruolo di Elena dei verdiani Vespri siciliani. E poi, le tante recite con l'amico 'Lucianone' Pavarotti, un sodalizio artistico coronato da tante produzioni nei maggiori teatri, dal Covent Garden alla Scala. Indimenticabile la Tosca cantata a Roma nel 1990, con la bacchetta di un travolgente Daniel Oren. Lo stesso col quale un anno prima volle affrontare "l'altra Manon", quella di Massenet, una giovane e volubile "coquette", con lei già cinquantacinquenne: "Ci trovammo di fronte a una trepida giovinetta che andò trasformandosi nel corso dell'opera, restituendoci con la sua duttilità vocale ogni sfumatura del personaggio, dalla sensualità seduttiva al vinto abbandono del tragico epilogo", ricorda Carlo Fontana, allora sovrintendente al Comunale di Bologna.

Cinque anni prima, nel 1984, desiderosa di nuovi stimoli, volle confrontarsi col Settecento di Gluck, scegliendo l'opera Armide: nel raffinato spettacolo di Filippo Sanjust, immerso tra bianche colonne corinzie, la statura tragica dell'Armida di Raina Kabaivanska emerse tra le più alte del teatro lirico. Uno dei rari casi in cui un'opera vecchia di oltre duecento anni, ma ancora del tutto nuova per gli ascoltatori, venne accolta con tanto incondizionato successo. Ma tutto ciò, a colei che da tempo era considerata una diva vera, autentica, non bastava: così arrivò anche il cinema, attrice in "Un bel dì vedremo" al fianco di Massimo Girotti e Giuliano Gemma. Oltre che straordinaria interprete, Kabaivanska è soprattutto una donna di carattere e forte personalità.

Doti mostrate fin da giovanissima quando, negli anni di gavetta in Bulgaria, rinunciò a una borsa di studio per il Bolshoi di Mosca per venire in Italia e frequentare la Scuola di perfezionamento della Scala. E' stato grazie a quella scelta che Raina è diventata una delle più grandi cantanti liriche di tutti i tempi.
   

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