Il Dna di Louis Dassilva, unico indagato e in carcere da luglio per l'omicidio della 78enne Pierina Paganelli, non è presente sul corpo della vittima e sulla scena del crimine. Lo ha stabilito la perizia genetica affidata al professor Emiliano Giardina a cui il Gip del tribunale di Rimini Vinicio Cantarini aveva chiesto di determinare se le tracce biologiche fossero riconducibili al 35enne senegalese.
"Un risultato determinante - dice al Corriere di Romagna l'avvocato Riario Fabbri che insieme al collega Andrea Guidi assiste Dassilva - che esclude il nostro assistito dalla scena del crimine oltre ogni ragionevole dubbio". "Se anche l'incidente probatorio sul filmato della cam3 (la telecamera della farmacia di via del Ciclamino che la sera dell'omicidio ha ripreso un soggetto che per gli investigatori è Dassilva, ndr) darà un esito ugualmente favorevole per Dassilva, provvederemo a presentare istanza di scarcerazione", aggiunge il legale al Resto del Carlino.
Il perito ha analizzato oltre 30 reperti, tra tracce, indumenti e oggetti sequestrati a casa di Dassilva. Il Dna del 35enne è stato trovato solo su un coltello da cucina e un pantalone presi nella sua abitazione. A parte la vittima e l'indagato (per i due oggetti) nessun altro profilo è stato isolato. A pregiudicare gli esiti anche la cattiva conservazione, a causa della composizione di muffe che hanno deteriorato alcune tracce.
"La signora Bartolucci esprime una sommessa soddisfazione per quanto appreso dagli organi di stampa. D'altronde è circa un anno che la stessa urla l'innocenza del proprio congiunto in ogni sede", dice all'ANSA l'avvocato Chiara Rinaldi, che assiste Valeria Bartolucci, la moglie di Louis Dassilva. "Quello che ora auspichiamo venga fatto, e credo di poter parlare anche per tutte le parti coinvolte in questa orribile vicenda - aggiunge Rinaldi - è continuare ad indagare e quindi che si verifichi la paternità di quelle tracce di Dna che ancora restano sconosciute"
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