BRUXELLES - Questa volta è toccato a Facebook. Una multa targata Ue da 110 milioni di euro per aver 'mentito sapendo di mentire' - una prima nella storia dell'Antitrust Ue di questa portata - sulla fusione con Whatsapp. Nel 'risiko' della battaglia Ue ai colossi tech e del web americani, dopo la stagnata ad Apple l'ultima bandierina piantata dalla commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager suona come un nuovo avvertimento: Bruxelles non abbassa la guardia, soprattutto in questi tempi di 'guerra digitale'. Intanto il 'social' per eccellenza si chiama fuori, sostenendo di aver "agito in buona fede", e festeggia la chiusura del contenzioso con Bruxelles senza veder messa in discussione l'operazione di acquisizione della chat del 2014.
"La decisione di oggi (giovedì 18 maggio, ndr) invia un chiaro segnale alle società che devono rispettare le regole Ue, incluso l'obbligo di fornire informazioni corrette", ha tuonato Vestager, perché "non abbiamo tempo per giudicare con il senno di poi le informazioni che riceviamo". Per questo, ha aggiunto, "è essenziale poter fare affidamento sulle società che ci forniscano fatti accurati". Facebook aveva infatti sottoposto la fusione con Whatsapp all'Antitrust Ue nel 2014, e all'epoca, a precisa domanda di Bruxelles, aveva risposto che non era tecnicamente possibile fare un collegamento automatico diretto tra i profili Facebook degli utenti con quelli di Whatsapp. Si sarebbe trattato, infatti, di una miniera di dati personali fondamentali per l'evoluzione della chat con eventuali servizi a pagamento e pubblicità . La società di Zuckerberg si tradisce però nel 2016, quando alla fine dell'estate gli utenti di Whatsapp si vedono recapitare nuovi termini e condizioni d'utilizzo, tra cui la possibilità di collegare i due account. La novità non passa inosservata alla Commissione Ue, che apre un'indagine e lo scorso dicembre accusa Facebook di averle fornito "informazioni scorrette o fuorvianti".
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Facebook ha quindi mentito due volte: la prima nel 2014, e poi nei chiarimenti a Bruxelles a fine 2016. Lo staff era infatti al corrente della possibilità di poter collegare i profili Facebook con quelli Whatsapp, sebbene lo avesse negato. La società di Zuckerberg, però, ha poi ammesso l'infrazione collaborando con la Commissione. Quest'ultima ne ha tenuto conto, riducendo così una multa da circa 250 milioni di euro potenziali, pari all'1% del fatturato annuo del gigante social, a 110 milioni. E' infatti la prima volta che si applicano le nuove regole Ue in vigore dal 2004 per chi 'mente', prima c'era un tetto massimo da 50mila euro. Nonostante le false informazioni fornite nel 2014, l'ok che la Commissione Ue diede alla fusione tra Facebook e Whatsapp resta valido. La multa, infatti, "non ha impatto sulla decisione dell'ottobre 2014 di autorizzare la transazione". Già allora i servizi Ue avevano esaminato la possibilità del collegamento diretto degli account, e concluso che in termini di concorrenza non sarebbe stato un problema.
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Una decisione "molto deludente", questa, per i consumatori europei del Beuc, secondo cui è "inaccettabile che i consumatori siano continuamente esposti al cattivo uso dei loro dati personali da parte di Facebook". La società di Zuckerberg invece non si scompone. "Abbiamo agito in buona fede sin dalle nostre prime interazioni con la Commissione Ue", ha affermato un suo portavoce, sostenendo che gli errori commessi nel 2014 "non erano intenzionali". In ogni caso, quel che conta ora è che "l'annuncio di oggi (giovedì 18 maggio, ndr) porta a conclusione la questione". Senza alcun impatto sull'operazione Facebook-Whatsapp.
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