BRUXELLES - "Mi dispiace che alcune ong abbiano scelto di non firmare il Codice di condotta. Dobbiamo lavorare assieme. Per questo chiedo di nuovo a tutte le organizzazioni di aderire all'iniziativa". Così il commissario europeo per la Migrazione Dimitris Avramopoulos in un'intervista all'ANSA chiarisce come il "punto del Codice" non sia "impedire alle ong di fare il loro nobile lavoro" ma "fornire chiarezza" e "garantire l'accesso nei porti italiani" alle navi delle organizzazioni che "si conformano a certi principi e standard, in linea con le leggi internazionali".
Dalle parole del commissario arriva un rinnovato e pieno "sostegno" al lavoro dell'Italia, reiterato anche dalla "fiducia nelle autorità italiane", espressa da Bruxelles a commento del caso Iuventa, nave di un'ong tedesca, sequestrata nel quadro di un'inchiesta sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Avramopoulos insiste però sui rimpatri che procedono ancora troppo a rilento. Dati alla mano argomenta: "Iniziamo a vedere dei risultati. Nel 2015 erano stati trasferiti circa 4.600 migranti; nel 2016, 5.800; e quest'anno siamo già quasi a 3.400. Ma c'è ancora molto lavoro da fare". Parte del problema sta nel fatto che gli Stati di provenienza "non accettano di riprendere" i loro migranti e per questo si lavora ad accordi di riammissione, anche "usando la leva dei visti" su Paesi come il Bangladesh. "Le soluzioni sono alla portata, ma necessitano di tempo" avverte.
L'altra "parte del problema sta nel fatto che una volta che a una persona in Italia viene detto che deve essere rimpatriata, se non è detenuta, non ha più incentivi a cooperare con le autorità ". In altre parole Avramopoulos richiama alla necessità delle 'detenzioni' in vista dei trasferimenti. Secondo il commissario "il processo dei rimpatri ha bisogno di un'accelerazione e le procedure devono essere snellite. La Legge Minniti è un buon passo avanti in questa direzione e la Commissione è pronta a sostenere l'Italia per i cambiamenti che servono". A questo proposito si citano i 135 milioni di euro di fondi aggiuntivi e i 596 esperti dell'Agenzia Ue delle guardie di frontiera (556) e dell'Ufficio europeo di supporto all'asilo (40) resi disponibili di recente per i rimpatri, assieme ad altre misure previste dalla lettera dei giorni scorsi al premier Paolo Gentiloni. "Per il momento l'Italia non ne ha usufruito", ma "ci aspettiamo che consideri di farlo", spiega.
Altro punto chiave per la gestione dei flussi nel Mediterraneo centrale, è il contributo degli Stati membri al Fondo Ue per l'Africa, dal quale si attingono le risorse anche per la Libia. La quota "di budget Ue è già arrivata a 2,7 miliardi di euro. Ma abbiamo bisogno del contributo dei Paesi, e onestamente non capisco perché, nonostante una lunga serie di conclusioni di consigli europei promettenti, fino ad ora i Paesi sono riusciti a raccogliere solo 200 milioni", si sfoga Avramopoulos.
Sull'ipotesi di estendere l'operazione Sophia in acque libiche il commissario apre, ma a patto che siano i libici a chiederlo. "Occorre dare priorità a ciò che può essere fatto con l'attuale mandato, appena rinnovato, con compiti aggiuntivi - indica -. Ma la possibilità che l'operazione proceda alla fase tre, nelle acque libiche, è prevista fin dall'inizio. Se le autorità del Paese lo chiederanno, saremo pronti ad agire". D'altra parte come evidenzia il presidente dell'esecutivo Jean-Claude Juncker "la Libia è uno stato sovrano", c'è una procedura da seguire. Quanto alle minacce del generale Kalifa Haftar, l'uomo forte di Tobruk, che ha tuonato di voler bombardare le navi italiane impegnate nella missione di supporto alla Libia, al momento, a Bruxelles vengono bollate come "resoconti dei media".
Intanto il coordinamento dell'Ue con le autorità italiane sulla partita libica è costante, e l'Alto rappresentante Federica Mogherini è in contatto regolare col premier Gentiloni. La situazione di "instabilità politica e di sicurezza" non consente ancora di riportare la delegazione Ue da Tunisi a Tripoli, dice Avramopoulos, ma le visite dello staff si vanno man mano intensificando. Passata l'estate poi, suggerisce il commissario, "si continuerà con nuove idee creative per trovare soluzioni" per la gestione dei flussi nel Mediterraneo. Siamo pienamente mobilitati", promette.
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