BRUXELLES - Ridurre le disparità fra regioni, prevedere un bilancio adeguato, semplificare le procedure e aumentare le sinergie fra i diversi fondi, migliorare la visibilità e la comunicazione dei risultati ottenuti. Sono i punti principali di due risoluzioni adottate ieri dal Parlamento europeo sul futuro della politica di coesione.
Col testo dedicato al periodo post 2020 (varato con 350 'sì', 149 'no' e 171 astensioni), gli eurodeputati chiedono che alla politica di coesione siano assegnate risorse adeguate per continuare a ridurre le disuguaglianze territoriali. I parlamentari sottolineano anche la differenza fra la "prospettiva a lungo termine" della politica di coesione e il Piano Juncker per gli investimenti, e chiedono quindi che strumenti finanziari come prestiti e garanzie vengano "usati con cautela" rispetto ai sussidi pubblici.
L'aula ha approvato con 469 voti favorevoli, 51 contrari e 13 astensioni anche un secondo testo dedicato ai fondi strutturali, nel quale si propongono nuove modalità per aumentare la visibilità dei risultati ottenuti, combattendo in questo modo anche la "propaganda" di euroscettici e populisti anti-europei che "distorce le informazioni" sull'Unione. Una recente indagine Eurobarometro ha infatti mostrato che solo un terzo dei cittadini Ue è consapevole dell'impatto positivo che la politica di coesione ha sulle regioni Ue.
Secondo il Comitato europeo delle Regioni (CdR), il voto del Parlamento europeo segna un "passo avanti fondamentale" nella salvaguardia della politica di coesione e rafforza la 'cohesion alliance', l'alleanza in difesa di tale politica nata appena un mese fa. "In particolare, supportiamo pienamente l'appello della risoluzione per un bilancio che sia adeguato, una semplificazione delle procedure e il rispetto del principio di partnership (cioè il coinvolgimento degli enti locali nella definizione e nella realizzazione dei piani d'investimento, ndr)", commenta il tedesco Michael Schneider, capogruppo del Ppe al CdR e relatore del parere sul futuro della coesione Ue approvato a maggio. "Insieme al CdR avremo bisogno di mobilitare e coinvolgere gli stakeholders e i beneficiari nel rendere visibile ciò che significa la politica di coesione per le nostre comunità ", dichiara la relatrice del testo varato dall'Europarlamento, Kerstin Westphal (S&D). Il CdR ha accolto con favore anche la posizione del Parlamento Ue contro la condizionalità macroeconomica, regola oggi in vigore che consente di bloccare i fondi strutturali agli stati che non rispettano le regole di bilancio. Il CdR si è infatti espresso più volte contro qualsiasi tipo di condizionalità che leghi le politiche nazionali ai fondi Ue.
"La politica di coesione deve essere al servizio dei territori che ne hanno bisogno, e per cui è nata, e non un'arma in mano alla Commissione per sanzionare gli Stati con deficit eccessivo", ha commentato l'europarlamentare Michela Giuffrida (Pd). In particolare, "sono felice" per il via libera a "un emendamento da me presentato" che si oppone alla condizionalità macroeconomica, continua Giuffrida. La regola che permette di congelare i fondi strutturali agli Stati che non rispettano le regole di bilancio "dovrà scomparire dall'architettura della futura politica di coesione post 2020", ha sottolineato l'eurodeputata, secondo cui "il voto in aula, per niente scontato vista l'opposizione di alcuni Gruppi politici e alcune delegazioni nazionali, fissa la posizione forte del Parlamento europeo, e cioè che la politica di coesione non può e non deve essere strumento di attuazione, a scopo punitivo, delle politiche economiche europee", "sono queste le logiche e le regole che allontanano i cittadini dalle istituzioni e a questo sempre ci opporremo".