ROMA - Migliaia di bandiere azzurro-stellate dell'Ue, accanto ad altrettante 'Union Jack', sabato hanno festosamente invaso il centro di Londra, colorando una grande manifestazione anti-Brexit, la più grande che si sia vista da anni, nel giorno del secondo anniversario del fatidico referendum che decise il divorzio di Londra dall'Unione europea. Un grande corteo - centomila i partecipanti, secondo gli organizzatori - per chiedere che quando le trattative con Bruxelles si saranno concluse, con o senza un accordo, si dia al popolo del Regno Unito l'ultima parola in un secondo referendum. Con il benevolo appoggio del bel tempo e non lontano da una contromanifestazione 'pro-Leave', e con l'accompagnamento di qualche 'buuu!' urlato dalla folla di passanti, la marcia si è dipanata da Pall Mall, attraverso Trafalgar Square e lungo Whitehall fino a Westminster, dove con un comizio a Parliament Square si è formalmente dato il via a una campagna politica anti-Brexit e pro-referendum.
Una campagna animata - insistono i media - dal basso, partita dai movimenti e sostenuta da politici. Molti hanno notato l'assenza del leader laburista ("Where is Corbyn?", recitava uno striscione), ma al comizio hanno preso la parola, fra gli altri, l'ex ministro liberal- democratico Vince Cable, secondo il quale la Brexit "non è affare fatto" ed è un processo che può essere invertito. Caroline Lucas, co-leader del verdi del Green Party, ha evocato il "disastro per il Paese" se il rapporto con il resto del Vecchio del Continente sarà reciso. Oltre ad alcuni singoli esponenti laburisti, sul palco ha parlato anche la giovane imprenditrice Gina Miller, che finì sotto i riflettori per aver cercato di dare voce al Parlamento sulla materia. I promotori della 'Second Vote March' hanno intenzione di avviare una "estate di attivismo", che prevede eventi in tutto il Regno, per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle ragioni del 'Remain' e per mettere pressione alla premier Theresa May e al leader dell'opposizione Corbyn.
Questo mentre dall'altro lato un 'duro e puro' del divorzio come il ministro degli Esteri Boris Johnson dichiara al Sun che May deve assicurare una "piena Brexit britannica", e ministri come Liam Fox e David Davis evocano sempre più di frequente la possibilità che non ci sia alcun accordo finale e che il Paese si debba preparare ad una "hard Brexit". "Non stiamo bluffando", ha chiarito Fox alla controparte europea Fox. La marcia vuole battere il ferro caldo dei sondaggi, che dicono ora che il 48% dei britannici è favorevole a un secondo referendum contro il 25% di contrari.
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