BRUXELLES - Sono sempre più accesi i toni contro l'Ue del governo italiano, sfociati ormai in attacco aperto con l'intervento del vicepremier Luigi Di Maio, ma la linea dura con le minacce sul bilancio comunitario e lo stop al Ceta non smuovono Bruxelles. Il commissario alla migrazione Dimitris Avrampopulos sottolinea a gran voce la necessità di "misure strutturali" sull'immigrazione, e avverte Roma: "attaccare l'Ue significa spararsi sui piedi" da soli. Una situazione di tensione a livelli inediti, con la prospettiva brandita dal ministro del lavoro di "un autunno caldissimo" anche sui conti pubblici. Al punto che la cancelliera Angela Merkel, nella prima intervista dopo la pausa estiva, ha sottolineato il "dovere di tutelare l'Europa" e la sua unità.
Lo 'show down' del governo giallo-verde, dopo il nulla di fatto della riunione degli sherpa di venerdì scorso per trovare una soluzione su sbarchi e Diciotti, rimbalza contro il muro di gomma di molti silenzi e poche ma chiare parole di Bruxelles. Il leader dei 5 Stelle è un fiume in piena, l'indomani dello sbarco dei migranti dalla nave della Guardia costiera: "L'Unione europea mi ha molto deluso. Quello che hanno fatto in questi giorni è stato veramente ignobile. Trarremo le conseguenze: metteremo il veto sul bilancio del prossimo Consiglio europeo. Non gli daremo più i soldi. Se ne sono fregati" e, quindi, "tutto quello che non ci conviene lo blocchiamo. E il Ceta il prima possibile deve arrivare in aula perché dobbiamo bocciarne la ratifica".
Non solo nei palazzi di Bruxelles, ma anche in quelli di diverse capitali europee, in primis Parigi e Madrid, la misura è colma. E tutt'altro che 'inspiegabile': i flussi, ha ripetuto più volte l'Eliseo, sono ben al di sotto dei livelli di guardia, non c'è più una crisi in questo momento, e gli arrivi, fanno notare dalla Moncloa, sono ormai molto maggiori in Spagna che in Italia. Con la Diciotti molti pensano che Roma abbia passato il limite. Anche perché, a meno di un anno dalle elezioni europee, è difficile dare sostegno a un governo che usa modi simili e che conta tra i sostenitori populisti tra cui l'ungherese Viktor Orban, che il ministro dell'interno Matteo Salvini vedrà martedì a Milano, e Marine Le Pen, che ha subito espresso solidarietà a quest'ultimo dopo le indagini avviate dalla procura di Agrigento.
Un primo monito è arrivato il giorno stesso della riunione degli sherpa dalla Commissione Ue: "le minacce non portano da nessuna parte", al contrario l'Ue è fondata sulla "cooperazione". Poi è intervenuto il commissario Oettinger, ricordando l'effetto boomerang del non assolvere agli obblighi del bilancio Ue. E ora, dopo la soluzione 'beffa' della Diciotti, il messaggio del commissario alla migrazione, che la scorsa settimana ha dato l'ok ad altri 9 milioni di euro per l'emergenza sanitaria dei migranti in Italia. Primo, "non possiamo sempre aspettare questo tipo di solidarietà basata sulla buona volontà, dobbiamo avere misure strutturali". E' dal 2015, infatti, che Avramopoulos chiede ai 28 di assumersi la responsabilità sui migranti con la riforma di Dublino. Secondo, ha avvertito e concluso, "i politici italiani devono mettere fine al gioco delle accuse, attaccare l'Ue significa spararsi nei piedi". Perché le minacce "non sono accettabili" ma ci sono "obblighi giuridici, politici e morali".
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