BRUXELLES - Un'azienda su due in Italia si sente colpita dalla corruzione: un dato che inserisce il nostro Paese tra i primi cinque in Ue per la percezione del fenomeno. Emerge dall'ultimo Eurobarometro pubblicato dalla Commissione Ue in occasione della giornata internazionale anti-corruzione. Secondo l'indagine, il 37% delle aziende Ue in media ritiene che la corruzione sia diffusa, un dato in calo rispetto 43% del 2013. Non è così però per le imprese italiane, che considerano la corruzione un problema in crescita, "serio" o "molto serio" nel 54% dei casi. A sentirsi colpite dal fenomeno sono soprattutto le imprese della Romania (88%), seguite da Malta (60%), Grecia (58%), Croazia (57%), e Italia. I tassi più bassi si registrano in Danimarca (5%), Estonia (9%) e Irlanda (11%).
Tra le pratiche legate alla corruzione che le imprese percepiscono come più diffuse, le italiane indicano al primo posto il fatto di favorire amici o parenti nelle attività lavorative (42%) e nelle istituzioni pubbliche (46%), opinione diffusa anche tra le imprese Ue a percentuali invertite (45 e 42%). A segnare un'ampia differenza tra l'Italia e il resto d'Europa sono invece la frode fiscale o il mancato pagamento dell'Iva, una pratica che il 40% delle imprese italiane considera diffusa (contro la media Ue del 30%), e il pagamento di tangenti (36%, contro il 23% Ue). Il 28% degli intervistati in Italia pensa inoltre che la corruzione abbia impedito alla propria azienda di vincere un appalto pubblico negli ultimi tre anni, un dato in linea con quello europeo (30%).
Anche per quanto riguarda le sanzioni per reati di corruzione, le imprese italiane mostrano sfiducia. Secondo il 59%, la corruzione non è punita adeguatamente (in Europa la pensa così il 48% degli intervistati), una percentuale che sale al 61% (e al 56% in Ue) se le accuse sono rivolte ad un alto funzionario.
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