BRUXELLES - L'Europa dice addio al carbone. Una sfida comune, ma con un impatto sociale ed economico profondamente diverso tra Stati e regioni europee. Per cinque Stati membri - Bulgaria, Germania, Polonia, Grecia, Slovacchia - il carbone rappresenta almeno il 20% del fabbisogno nazionale, percentuale che schizza a oltre il 50% in Polonia, Paese che impiega circa la metà di tutti i lavoratori Ue nel settore.
Per una transizione verde che sia anche giusta occorre quindi concentrare interventi di riconversione dell'economia e del lavoro, nonché di risanamento del territorio nelle regioni che dipendono maggiormente dall'estrazione e dall'uso del carbone. Ed è proprio a questo scopo che è stato concepito il Fondo per una transizione giusta (Just transition fund) che ha appena ricevuto la luce verde definitiva del Parlamento europeo. Uno strumento che stanzia in tutto 17,5 miliardi di euro a favore dei territori più colpiti e che permette di mobilitare quasi 5 miliardi di finanziamenti pubblici e privati anche per l'Italia.
Ma i finanziamenti da soli non bastano. Secondo una ricerca del programma studi ESPON specializzato in politiche regionali Ue, il fondo per la transizione giusta "avrà un effetto positivo marginale sul cambiamento, ma può funzionare per progettare, governare e attuare piani territoriali per una giusta transizione e per l'acquisizione di fondi per questo scopo".
Lo studio sottolinea come le regioni abbiano un diverso potenziale per affrontare il cambiamento strutturale determinato da due parametri: economia della conoscenza e tessuto imprenditoriale. Per sfruttare questo potenziale sono cruciali tre azioni del fondo per una transizione giusta: investimenti produttivi, investimenti in ricerca e sviluppo e incubazione delle imprese.
Così territori come i distretti tedeschi di Dusseldorf e Colonia che mostrano migliori risultati in termini di economia di conoscenza, ma presentano elevati tassi di mortalità delle imprese, dovrebbero orientare gli investimenti verso misure che riducano l'incertezza imprenditoriale. Altri, come la Slesia, con una bassa incidenza di economia della conoscenza, dovrebbero puntare invece a costruire un sistema di 'common innovation' regionale produttivo e duraturo.
"Il bilanciamento degli investimenti sulla base di parametri territoriali legati all'economia della conoscenza e all'ecosistema imprenditoriale dovrebbe ridurre le perdite secche e generare rendimenti sociali più elevati", concludono i ricercatori che suggeriscono di adottare il processo di scoperta imprenditoriale come modello di governance allargato alle parti regionali interessate - industria, autorità pubbliche, ricerca - per monitorare i parametri e calibrare le azioni del fondo.
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