BRUXELLES - "Siamo rimasti molto delusi dalle conclusioni del Consiglio Affari interni di ieri. Abbiamo visto Paesi fuori dall'Unione europea farsi avanti per offrire accoglienza ai richiedenti asilo afghani, ma non abbiamo visto un solo Paese membro fare altrettanto". Cosi il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, nel discorso di apertura del Forum Strategico di Bled, in Slovenia. "Non possiamo fare finta che la questione afghana non ci riguardi, perché' abbiamo partecipato a quella missione condividendone obiettivi e le finalità", ha aggiunto Sassoli.
"Noi siamo vicini ai nostri Paesi membri e dobbiamo trovare modo di proteggerli ma per fare questo abbiamo bisogno di sviluppare una politica di difesa comune che dal 1953 aspetta una risposta, ma se non lo facciamo oggi quando lo faremo?": ha detto il presidente del Parlamento europeo. "Una voce europea forte e comune sulla scena internazionale è più che mai necessaria. L'Europa deve prendere il suo posto, far sentire la sua voce, definire i propri interessi strategici anche nel quadro dell'Alleanza Transatlantica, per poter svolgere un'azione di stabilizzazione, di pace e di sviluppo insieme ai nostri partner in un quadro multilaterale", ha concluso Sassoli.
"È giunto il momento di iniettare nuova energia nel processo di allargamento verso i Balcani occidentali", ha spiegato Sassoli, avvertendo che "qualsiasi ritardo ed esitazione rischia di fare il gioco di altre potenze". "Una vera Europa geopolitica dovrebbe iniziare alle nostre frontiere, con i nostri partner, con i nostri amici più vicini. Penso in particolare ai paesi dei Balcani occidentali, verso i quali abbiamo una responsabilità storica. Da Tirana a Belgrado, da Skopje a Sarajevo, da Pristina a Podgorica, i paesi dei Balcani occidentali fanno parte della nostra storia. Condividiamo una comune identità europea", ha concluso.
"Non abbiamo bisogno di un altro Afghanistan per comprendere che l'Ue deve lottare per una maggiore autonomia e capacità d'azione. La nostra autonomia strategica richiede lavoro sul nostro potere economico, sul vicinato e sulle capacità di sicurezza" e difesa. Così il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel al forum strategico di Bled, sul futuro dell'Ue.
"Quello che abbiamo detto" al Consiglio straordinario sull'Afghanistan "è stato molto chiaro: non vogliamo ripetere flussi migratori di massa incontrollati e irregolari di cui abbiamo fatto esperienza nel 2015". Lo ha detto il premier greco, Kyriakos Mitsotakis al Forum strategico di Bled, respingendo le critiche espresse dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, sui risultati della riunione dei ministri degli interni Ue, riunitisi ieri a Bruxelles per discutere delle sfide migratorie e di sicurezza legate alla situazione in Afghanistan.
"Sostengo questa decisione", ha proseguito il premier, sottolineando come la Grecia sia stata "la vittima" di una politica che ha finito con il tradursi in un "fallimento significativo delle istituzioni europee". "Non siamo stati ancora in grado di trovare un accordo su un patto comune su migranti e rifugiati, ma siamo concordi che abbiamo bisogno di proteggere le nostre frontiere - ha aggiunto Mitsotakis -. Dobbiamo farlo in modo strutturato e disciplinato, nel pieno rispetto del diritto internazionale, ma dobbiamo riconoscere come Europa e come istituzioni europee la necessità di imparare dai nostri errori".
Intanto la Commissione europea difende la strategia emersa dal consiglio Ue straordinario sull'Afghanistan e ricorda che "la crisi non è stata generata dai Paesi dell'Unione". "La dichiarazione" dei ministri dell'Interno di ieri "è un chiaro segnale che l'Ue è capace di adottare un approccio comune sulle questioni migratorie. E si tratta di un approccio comprensivo, dove l'Ue in collaborazione con la comunità internazionale è in grado di rispondere in modo coordinato", ha spiegato il portavoce agli Affari interni della Commissione Ue, Adalbert Jahnz, rispondendo ad un giornalista pakistano che sottolineava come dalla riunione non sia emersa la disponibilità ad accogliere i profughi afghani.
"E' chiaro che le priorità immediate sono l'assistenza umanitaria in Afghanistan e quella operativa e finanziaria ai Paesi nella regione, i primi ad essere colpiti da flussi di profughi. Tuttavia ricordiamo anche che la Commissione" è impegnata su "un Forum di alto livello sui reinsediamenti, che sono una parte importante della nostra risposta". Ma "deve essere fatto dalla comunità internazionale. Quindi quella dei ministri dell'Interno dell'Ue "è una risposta che non si concentra su un aspetto, ma prende in considerazione tutti i bisogni".
"Nel 2015 molti Paesi hanno accolto con favore l'immigrazione illegale", mentre "noi abbiamo lottato" contro "la stupida idea delle quote" di redistribuzione dei migranti dell'allora presidente della Commissione, Jean Claude Juncker. Così il premier ceco, Andrej Babiš, durante il dibattito al Forum strategico di Bled sul Futuro dell'Europa.
"Dobbiamo dire chiaramente che stiamo parlando di immigrazione illegale organizzata da trafficanti" che promettono ai migranti "una vita migliore", ha aggiunto Babiš, sottolineando la necessità di "fermare l'immigrazione illegale fuori dall'Ue" che, secondo il premier, "è stata connessa con diversi attacchi terroristici". "È una questione di sicurezza - ha proseguito Babiš -. L'Afghanistan è stata una catastrofe, una vergogna, è davvero incredibile quanto sta accadendo e noi membri della Nato ne dobbiamo discutere". "Parliamo di allargamento, ma perché non parlare di Schengen?", ha aggiunto il premier, spiegando come "nel 2015 e 2016 Schengen non abbia funzionato", e che "l'unico confine ad aver funzionato è stato quello ungherese di Viktor Orban".
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