BRUXELLES - A fine secolo, l'Italia sarà il paese più vecchio d'Europa dopo la Polonia. Nel 2100 il nostro Paese avrà infatti un indice di dipendenza del 62,4%, cioè il rapporto tra la popolazione di almeno 65 anni e la popolazione attiva (tra i 15 e i 64 anni di età). Lo rivelano proiezioni demografiche Eurostat sulle regioni europee.
A livello locale, attualmente la maglia nera in Italia va a Biella (con un indice del 53%, al 50esimo posto in Ue), seguita da Savona e Genova (entrambe con il 52%) e Trieste (51%). Dal lato opposto, troviamo Caserta (30%), Napoli (31%) e Barletta-Andria-Trani (33%).
In generale, nei decenni più recenti l'indice di dipendenza degli anziani nell'Ue è aumentato notevolmente: dal 26% nel 2001 al 35% il 1° gennaio 2020. Alcuni dei rapporti più elevati sono concentrati in zone rurali o montuose, con meno lavoro, nella Germania orientale, in Grecia, Spagna, Francia, Italia, Portogallo e Finlandia.
Attraverso i dati per province disponibili fino al 2050, Eurostat prevede un peggioramento della situazione nei prossimi 30 anni in tutta Europa (ad eccezione dell'Harz in Germania): la media salirà al 57% entro il 1° gennaio 2050.
In particolare, l'indice di dipendenza italiano più alto sarà raggiunto in sei province sarde: Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Oristano, Cagliari, Ogliastra e Nuoro.
A livello europeo, quest'anno la regione greca di Evrytania ha registrato il più alto rapporto anziani-giovani (78%), seguita dalla regione belga di Arr. Veurne (65%) e la regione tedesca di Suhl, Kreisfreie Stadt (61%). Al contrario, le più giovani dell'Ue restano la regione ultraperiferica francese di Mayotte (6%), la Guyana (12%) e la regione spagnola di Fuerteventura (16%).
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