Bruxelles - Nessuna tregua, la guerra di Putin continua. Il tanto atteso incontro in Turchia tra i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina, Serghei Lavrov e Dmytro Kuleba, primo abboccamento diplomatico ad alto livello dall'inizio dell'invasione, si esaurisce in un muro contro muro. Non ci sarà per il momento alcun cessate il fuoco, anzi continuano le accuse reciproche di brutalità nel conflitto, e una soluzione diplomatica resta difficile da immaginare. Ma dietro le quinte qualcosa potrebbe essersi smosso, facendo intravedere timidi spiragli di un futuro incontro al vertice - "l'unica via d'uscita", secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky -, quando forse la situazione militare sul terreno sarà più vicina ai veri obiettivi di Mosca, che intanto ha deciso di lasciare anche il Consiglio d'Europa. Anche perché, nel braccio di ferro sulle sanzioni, il capo del Cremlino non accenna passi indietro e avverte che le conseguenze della "guerra economica" alla Russia sono destinate a ripercuotersi sull'Occidente.
Ad Antalya, i capi delle due diplomazie si sono seduti uno di fronte all'altro, al loro fianco uno dei rispettivi negoziatori in Bielorussia, a segnare la continuità con il percorso negoziale tracciato finora. Ma per chi sperava in una svolta, le dichiarazioni finali sono state una doccia fredda. "Abbiamo avuto la conferma che non abbiamo alternative. Coloro che riempiono l'Ucraina di armi devono capire che sono responsabili delle proprie azioni", ha detto Lavrov, sottolineando di non voler "sostituire o svalutare" i colloqui sul terreno. Dal canto suo, Kuleba ha criticato lo stallo sul piano umanitario, provando a pungere il collega nell'orgoglio. "Sul cessate il fuoco di 24 ore non abbiamo fatto progressi, sembra che ci siano altre persone che decidono su questo in Russia", ha attaccato il ministro ucraino, lamentando il nulla di fatto sui corridoi umanitari per Mariupol sotto assedio. Lo spiraglio arriva invece dalle parole del mediatore, il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusoglu. "Serviva un inizio e, se continuiamo su questa strada, insieme possiamo raggiungere un risultato", ha auspicato, promettendo di lavorare per un incontro al vertice: "Kuleba ha detto che il presidente Zelensky era pronto per questo" e Lavrov "che il presidente Putin non era contrario in linea di principio".
La via dei negoziati resta però molto lunga - si attende ora un quarto round in Bielorussia -, come conferma la pioggia di bombe che continua a cadere sull'Ucraina e lascia presagire anche la grande fuga da Kiev, abbandonata in 15 giorni di guerra da metà della popolazione, secondo il sindaco Vitalij Klitschko. "Con il cancelliere Scholz abbiamo parlato oggi di nuovo con Putin per ottenere un cessate il fuoco" in Ucraina "e un'uscita conflitto che può essere politica. Lo dico ai francesi, sono preoccupato, pessimista, non vedo un cessate il fuoco nei prossimi giorni", ha avvertito il presidente francese, Emmanuel Macron. "A breve termine - ha aggiunto - non vedo soluzioni diplomatiche, ma ci spero e continueremo a insistere".
Da Mosca, intanto, Putin torna all'attacco, tradendo gli effetti sempre più pesanti dell'isolamento internazionale e delle sanzioni, che stanno mettendo in ginocchio l'economia russa. Ma spingerla verso il baratro, ha minacciato il leader del Cremlino, avrà costi molti alti per il resto del mondo. A partire da un boom dell'inflazione spinta anche dall'alimentare. "La Russia e la Bielorussia - ha sottolineato in videoconferenza con i suoi ministri - sono tra i più grandi fornitori di fertilizzanti minerali nei mercati mondiali. Se continuano a creare problemi con i finanziamenti, le assicurazioni, la logistica, la consegna dei nostri prodotti, allora i prezzi, che sono già esorbitanti, cresceranno ancora". Anche sull'altro fronte caldo, quello dei prezzi dell'energia, lo zar ha rispedito al mittente le accuse di speculazioni, assicurando che Mosca sta mantenendo tutti i suoi impegni sulle forniture, comprese quelle attraverso l'Ucraina. E mentre minaccia azioni "decise" contro le aziende straniere che stanno lasciando la Russia, Putin rilancia la sua sfida agli equilibri mondiali. "Troveremo una soluzione a tutti i problemi - ha detto - insieme ai nostri partner che non riconoscono le sanzioni".
Intanto dal vertice informale dei leader europei alla reggia di Versailles, Macron lancia un Recovery di guerra, una road map che, da qui a maggio, disegni una nuova Europa. Più concreta nella risposta militare, più lanciata verso l'autonomia energetica. Sullo sfondo non c'è solo il castello di Luigi XIV. C'è una guerra della quale l'Ue non riesce a vedere la fine preparandosi, invece, a possibile ulteriori strette sulle sanzioni. Sarà per questo, forse, che dai falchi si cominciano a vedere delle prime aperture. Di fatto, l'intesa politica per usare delle risorse su energia e difesa c'è: è lo strumento che divide, e non poco, il Vecchio Continente. Al tavolo di Versailles il presidente francese ha delineato una sorta di cronoprogramma. Al Consiglio europeo di marzo il tema cardine sarà l'autonomia energetica. A maggio, probabilmente, potrà essere convocato un nuovo summit straordinario. Un summit al quale Macron conta di presentarsi fresco di vittoria alle presidenziali di aprile. "Dobbiamo prendere decisioni. Oggi ci saranno discussioni strategiche, poi saranno seguite dai fatti nelle prossime settimane", ha sottolineato l'inquilino dell'Eliseo arrivando a Versailles dopo aver avuto un colloquio con Mario Draghi. "L'Ue cambierà più con la guerra che con la pandemia", è il titolo che Parigi ha dato al suo piano. I pilastri, in fondo, sono quelli della Dichiarazione di Versailles che verrà ufficializzata nelle prossime ore: rafforzare le capacità di difesa, ridurre la dipendenza economica e costruire una base economico più solida. Non a caso Ursula von der Leyen si è presentata a Versailles con delle slide ad hoc sul pacchetto energetico della Commissione. Secondo quanto si apprende da fonti europee, Bruxelles punta innanzitutto a misure di breve periodo, come un possibile tetto emergenziale ai prezzi energetici e gli stock comuni. Misure che saranno al centro del vertice di Bruxelles di fine marzo. Ma ci sarebbero anche obiettivi di lungo periodo, a partire dall'uscita dal cono d'ombra energetico di Mosca entro il 2027. E di questo, oltre che del comparto difesa, i leader potrebbero parlarne a maggio. Sugli strumenti da adottare, il dibattitto a Versailles è partito come previsto in salita. Con l'Ue divisa tra chi spinge per un fondo ex novo per la nuova emergenza e chi, come la Germania, prima del vertice ha fatto sapere di non ritenere l'argomento neppure in agenda. Per i falchi - ma anche per una parte della Commissione - i soldi già ci sono. "Non c'è un secondo Recovery Plan, il primo è irripetibile", è stata la chiusura dell'olandese Mark Rutte. Eppure, nel fronte del Nord, qualche aperture si intravede. Il cancelliere austriaco Karl Nehammer ha sorpreso tutti parlando nettamente di "investimenti comuni necessari". "E' stato così per la pandemia e ora stiamo vivendo una guerra", sono state le sue parole. Mentre la premier svedese Magdalena Andersson da un lato ha definito gli eurobond "un alibi per gli Stati per non pagare" ma dall'altro ha sottolineato l'esigenza di "finanziamenti di lungo termine per la difesa". "Usiamo il bilancio comune per attuare la bussola strategica e rendere l'Unione della difesa una realtà", gli ha fatto eco la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola. Tra i paragrafi ancora da limare della Dichiarazione di Versailles c'era quello sulla prospettiva europea dell'Ucraina. Un'adesione lampo, oltre che improbabile dal punto di vista pratico, non trova neppure l'unanimità politica. La stessa Francia non ne è mai stata prima tifosa. Ma nella dichiarazione i leader si apprestano a certificare il loro impegno politico per una "prospettiva europea" di Kiev, per la sua vicinanza ai valori comuni europei. Il risultato potrebbe essere un accordo di strettissima associazione tra l'Ue e l'Ucraina. Magari il presidente Volodymyr Zelensky potrebbe essere invitato ai prossimi Consigli Ue. Ma, spiegava prima del vertice una fonte Ue, una cosa è l'aspetto politico, un'altra quello pratico. E su quest'ultimo punto Kiev dovrà aspettare.
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