BRUXELLES - Lo stabilimento dell'ex Ilva di Taranto "va chiuso, quantomeno a partire dall'area a caldo" e "la commissione petizioni scriverà e pretenderà chiarimenti dal governo attuale in carica, dalla Commissione europea" e proseguirà "il ricorso alla Corte di Giustizia europea" perché "i termini per procedere con la procedura di infrazione ci sono tutti". Lo ha detto l'eurodeputata dei Greens/Efa, Rosa D'Amato, nel corso di una conferenza stampa con una delegazione di attivisti, impegnati sul fronte del diritto alla salute e della tutela dell'ambiente della città ionica, sede dello stabilimento oggi di Acciaierie d'Italia, a margine della riunione della Commissione Petizioni del Parlamento Ue.
"La Commissione porti in Corte di Giustizia lo Stato italiano per la gestione scellerata di questi impianti", ha sottolineato Luciano Manna dell'associazione Veraleaks, mentre il rappresentate di Genitori Tarantini, Maurizio Striano, ha parlato della necessità "di smontare la propaganda ingannevole che sia possibile in termini brevi riconvertire quegli impianti a gas e a idrogeno", per cui ci vorrebbero "non meno di vent'anni e non meno di 12 miliardi". "Nel Pnrr c'erano due miliardi destinati agli stabilimenti - ha concluso D'Amato -. Noi abbiamo denunciato alla Commissione europea che erano soldi buttati, che non c'erano alcuna decarbonizzazione de facto" e "infatti quei due miliardi sono diventati 300 milioni per un progetto pilota a idrogeno, faccio notare che i 300 milioni sono ancora lì nessuno né ha fatto richiesta".
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