BRUXELLES - Da "oggi l'Italia è meno sola nel Mediterraneo". L'intesa sulle politiche migratorie raggiunta al summit europeo "è un buon accordo", nonostante "l'esclusione del passaggio sull'asilo, che era nella prima bozza e avremmo preferito restasse". Il premier Matteo Renzi, alla fine di una due giorni di vertice Ue "tosto e complicato", parla di "passo avanti davvero rilevante", perchè - spiega - sono state messe "le basi per poter finalmente dare vita ad un Frontex plus", allargandone l'operatività, così come "sta a cuore a noi e ai francesi", ma con la condivisione di tutti.
Ad indicare l'uscita del Belpaese dall'isolamento sono i documenti finali, con l'agenda del Consiglio, che tra le priorità per i prossimi cinque anni, si dà l'obiettivo di una "gestione moderna e rafforzata delle frontiere esterne dell'Unione", e le conclusioni che individuano Frontex, come uno "strumento della solidarietà europea", che dovrà irrobustire la sua assistenza operativa, in particolare per sostenere quei Paesi che affrontano una forte pressione", come l'Italia, che in soli sei mesi ha registrato 50mila arrivi, superando così il totale dei migranti sbarcati in tutto il 2013. Decisioni politiche che vanno nella giusta direzione per l'Italia, ma ancora da studiare e sviluppare nel dettaglio: un lavoro che potrà essere fatto "nelle prossime settimane", durante il semestre europeo a guida Tricolore, e che potrebbe portare ad una sostituzione progressiva di Mare Nostrum. Anche se, affinchè questo diventi possibile, è necessario che i 28 decidano di iniettare nuove risorse nel budget dell'Agenzia, che per il 2014 ammonta ad un totale di 89,197 milioni di euro, di cui solo 21,440 per le operazioni marittime, in tutta l'Unione.
Un rafforzamento di Frontex, che nel lungo termine - secondo quanto messo nero su bianco dal Consiglio Ue - potrebbe portare "all'istituzione di un sistema di guardie di frontiera, per migliorare le capacità di sorveglianza". Dai documenti finali scompare invece il "mutuo riconoscimento" delle decisioni sull'asilo, punto su cui l'Italia aveva spinto, perchè con un'armonizzazione di procedure e standard, nel medio-lungo periodo si sarebbe potuti arrivare al superamento delle rigidità imposte dal regolamento Dublino 3, secondo il quale il Paese di arrivo e' quello che prende in carico le richieste, e una volta ottenuto la protezione non permette al rifugiato di lasciare lo Stato. Se nella prima bozza di conclusioni il concetto veniva indicato come "nuovo passo futuro", già nella seconda, sotto pressione dei Paesi del nord Ue, era diventata una possibilità "da esplorare".
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