Secondo l'analisi di Bruxelles, l'economia di Dublino resterà "resistente e continuerà a crescere più velocemente della media Ue", mentre "grazie a un forte gettito il deficit resta in discesa nonostante una considerevole spesa eccessiva" (2,9%). A giocare a favore esportazioni e la presenza delle sedi delle multinazionali. La disoccupazione scende al 9,6%.
Il caso spagnolo è ancora più emblematico, e il premier Mariano Rajoy ha subito parlato di "orgoglio legittimo". Con le nuove previsioni la crescita balza infatti al 2,3% (dall'1,7% stimato in autunno) dopo l'1,4% del 2014, grazie alla ripresa della domanda interna che beneficia di un mercato del lavoro migliorato, condizioni creditizie più facili, maggiore fiducia e prezzi del petrolio al ribasso. Se le esportazioni sono in temporanea battuta d'arresto, miglioreranno tra questo e il prossimo anno in linea con una rafforzata competitività, mentre disoccupazione e deficit sono in discesa (rispettivamente 22,5% e 4,5%).
Interessante anche il caso della Grecia. A politiche invariate, ossia assumendo che il Paese rispetti gli impegni presi con la Troika, Atene crescerà ancora di più, con un pil al 2,5% che schizza al 3,6% nel 2016. E non solo azzererà il suo deficit, ma lo trasformerà in un surplus record dell'1,1% quest'anno e dell'1,6% il prossimo da fare impallidire la Germania (0,2%). In calo anche la disoccupazione (25% nel 2015 e 22% nel 2016) e il debito (rispettivamente 170,2% e 159,2%).
L'economia greca ha cominciato a crescere di nuovo trainata dai consumi privati e l'aumento delle esportazioni ma, avverte la Commissione, "l'incertezza della direzione delle politiche sta colpendo la fiducia e può rallentare la velocità della ripresa".
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