BRUXELLES - Arrivata sull'orlo del baratro, l'Eurozona è riuscita, nel corso di una drammatica notte di negoziati, ad evitare il rischio di avviare con la Grexit una reazione a catena che avrebbe potuto portare alla sua implosione. Ma all'indomani di questo salvataggio in extremis - di cui sono stati protagonisti indiscussi il presidente francese Francois Hollande e quello della Bce Mario Draghi - crescono i dubbi su quanto tempo l'Ue, così com'è oggi, riuscirà a sopravvivere allo strapotere incarnato dalla cancelliera Angela Merkel e dal suo ministro delle Finanze Walfgang Schaeuble senza fare nuovi importanti passi in avanti verso l'unione politica. Una necessità indicata fin dalla nascita dell'euro da un convinto europeista come Carlo Azeglio Ciampi e oggi richiamata da moltissimi e autorevoli commentatori. Certo non sarà facile né superare né dimenticare la vicenda greca.
Sebbene per ora sia stato sventato il pericolo di una sua uscita dalla zona euro, le tensioni e la perdita di fiducia tra i partner che hanno accompagnato queste ultime settimane e ore di negoziati tra Atene e Bruxelles hanno scosso le fondamenta stesse della costruzione europea. Lasciando la Grecia a fare i conti con un piano di misure tante draconiane da far dubitare che il malato possa sopravvivere alla cura (e il sospetto che qualcuno punti comunque alla sua uscita dall'area della moneta unica). E l'Eurozona a domandarsi come evitare il ripetersi di situazioni così complesse. I riflettori e le speranze sono ora puntate su Hollande. Senza l'intervento del quale la Grexit probabilmente non sarebbe stata evitata. L'esercizio compiuto durante 17 ore di estenuanti trattative con Alexis Tsipras, ma soprattutto con Angela Merkel, ha incrinato la storica alleanza tra Francia e Germania.
Ma dal confronto il presidente francese è uscito con un credito politico a livello europeo che potrebbe essere speso per rilanciare quel processo d'integrazione senza il quale la moneta unica, prima o poi, rischia di soccombere. Una sua azione potrebbe del resto trovare terreno fertile in casa tedesca dove la Merkel, uscita con l'immagine di 'vincitrice cattiva' della partita giocata con Atene, necessita di un recupero di immagine. Con l'accordo di Bruxelles, si osserva oggi al di là delle Alpi, sono state imposte a un piccolo Paese condizioni che prima si imponevano con le armi: un indubbio progresso rispetto alla storia che però rappresenta la morte dell'ideale europeo basato sui principi di solidarietà e comunanza.
Una criticità messa in evidenza anche dal duro confronto che c'è stato tra i partner Ue quando si è trattato di condividere il peso di un'accoglienza doverosa nei confronti di chi fugge da guerre e torture attraversando il Mediterraneo. Dopo essersi fermati sull'orlo dell'abisso pare quindi arrivato il momento di imparare la lezione. Avviando rapidamente un serio e ampio confronto sul futuro dell'Europa, magari cogliendo l'occasione offerta dal rapporto sul completamento dell'Unione economica presentato al vertice europeo di fine giugno dai cinque presidenti delle istituzioni Ue.
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