BRUXELLES - Nel consiglio esteri c'è stata "la conferma della preoccupazione comune per la minaccia" terroristica, ma anche "condivisione sul concetto fondamentale che è necessario tenere distinte le due questioni della minaccia terroristica e dei flussi migratori". Lo dice Paolo Gentiloni riconoscendo che "ci possono essere rischi di infiltrazioni" che devono essere "gestiti dall'intelligence", ma sottolineando che "da una parte ci sono dei criminali, dall'altra dei disperati che cercano rifugio in Europa".
L'Italia "è sempre stata favorevole a politiche europee di difesa comune sempre più integrate" ma, evocando un'azione più forte di un'Europa unita contro il terrorismo, Paolo Gentiloni non pensa alla costituzione di un esercito europeo. "Io mi accontenterei, intanto, di fare dei passi avanti sul terreno di condivisione delle informazioni che oggi è, forse, il terreno decisivo sul piano del contrasto al terrorismo" dice il ministro degli esteri rispondendo ad una domanda prima del Consiglio esteri. "Se c'è una lezione che dobbiamo imparare da quello che è successo venerdì notte è che dobbiamo lavorare sempre di più insieme nello scambio di informazioni. Tutti i paesi coinvolti devono metterle in comune, perché il fenomeno dei 'foreign fighters' e dei suoi rischi si può combattere solo con una prevenzione che funziona seriamente. Non possiamo tutelare e presidiare tutte le nostre città e tutti gli edifici, soprattutto di fronte a terroristi che colpiscono a caso", ha detto il ministro.
I primi due incontri di Vienna "hanno aperto un varco" per la soluzione politica in Siria. Ed in questo "l'atteggiamento costruttivo della Russia è stato determinante" assieme a quello degli Stati Uniti, ha poi aggiunto il ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, ricordando che l'inviato dell'Onu Stafan de Mistura ha informato il Consiglio sugli sviluppi.
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