NAPOLI - "Mi riservo di approfondire con i miei uffici, ma sono molto stupita perché dalle prime cose che ho letto mi sembra si rifacciano a dati vecchi che risalgono al 2013. Il dato di oggi è diverso". Così il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sul pronunciamento del Consiglio d'Europa che, accogliendo un ricorso della Cgil, ha bacchettato l'Italia sulle difficoltà delle donne ad accedere alla pratica dell' aborto nelle strutture pubbliche. "Non c'è alcuna violazione del diritto alla salute", ha aggiunto il ministro.
"Mentre noi - ha spiegato il ministro - dal 2013 a oggi abbiamo installato una nuova metodologia di conteggio e di misurazione analisi del contesto regionale tanto è vero che abbiamo fatto rete con tutti gli assessori regionali per il conteggio dei dati. Nella relazione che abbiamo presentato al Parlamento recentemente - ha aggiunto - non ci risulta una sfasatura. Ci sono soltanto alcune aziende pubbliche che hanno qualche criticità dovuta a problemi di organizzazione della singola regione e della singola azienda e siamo intervenuti anche richiamando le regioni e le singole aziende, ma siamo nella norma, anche al di sotto. Mi riservo di approfondire - ha ribadito il ministro - ma se non ho appreso male dalle agenzie sono dati vecchi. Abbiamo i dati regione per regione e azienda per azienda dal 2013 e possiamo fare la valutazione delle ore lavorate e delle interruzioni di gravidanza azienda per azienda. Abbiamo quindi dei casi che sono patologici ma il dato che oggi abbiamo è diverso".
Pronta la replica della responsabile politiche di genere Cgil, Loredana Taddei. I dati "sono aggiornati alla pubblica udienza che si è tenuta davanti alla Corte europea dei Diritti dell'uomo a Strasburgo il 7 settembre 2015 e non sono mai stati smentiti dal Ministero della Salute e dal Governo italiano". Dopo questa decisione, comunque la Cgil "auspica un confronto serio e definitivo che conduca l'Italia a superare questo stato di disapplicazione e disorganizzazione degli ospedali e delle regioni. Questa seconda decisione del Consiglio d'Europa è una preziosa occasione per tutti: per le donne, per i medici non obiettori e per i medici obiettori a cui nessuno chiede di svolgere le interruzioni di gravidanza. Occorre una buona organizzazione degli ospedali e delle Regioni come già richiede la legge 194".
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