BRUXELLES - Dopo il roaming, cadono le frontiere Ue anche per lo shopping online, dai pacchetti vacanze a Eurodisney ai vestiti, e più nessuno potrà vedersi rifiutato il suo acquisto perché la carta di credito o il Paese di residenza non coincidono con quello d'acquisto. La rivoluzione, però, resta a metà: musica, app, ebook, giochi e anche film o serie tv, per ora restano fuori sotto la pressione delle lobby, soprattutto musicali. Ma una clausola di revisione nei prossimi anni e la riforma del copyright a settembre lasciano almeno la porta aperta. Cambiano le regole anche per le piattaforme online di video on-demand come Netflix o iTunes: obbligo di tutela dei film europei anche per loro, con una quota minima del 20%, e più tutele per i minori, come per le tv, che ora potranno spalmare il 20% della pubblicità consentita sull'intera giornata aumentandola nel 'prime time'. Più trasparenza anche sulle tariffe dei corrieri, ma senza fissare prezzi massimi. E' il multi-pacchetto presentato dalla Commissione Ue con cui intende dare una svolta alla creazione del mercato unico digitale europeo, spingendo l'e-commerce, rivedendo l'ormai soprassata direttiva sui servizi audiovisivi e fissando un approccio di regolamentazione per problemi per le piattaforme online, da Youtube a eBay.
Delusione, però, tranne per editori e mondo della musica, per la poca ambizione denunciata da consumatori ed europarlamentari sul geoblocking, e malcelata dallo stesso vicepresidente della Commissione Ue responsabile del dossier Andrus Ansip. "Questa è una proposta di compromesso, non è la più ambiziosa", ha ammesso l'ex premier estone riconoscendo un annacquamento delle intenzioni iniziali, "ma vogliamo raggiungere scopi concreti". "Non sono però le società americane ma quelle europee che vogliono mantenere il mercato frammentato", ha denunciato, facendo presente il pressing in particolare di Impala, l'associazione delle etichette musicali indipendenti. Musica, app, giochi ed ebook erano infatti inclusi nella prima bozza sostenuta da Ansip, anche se a partire dal 2020. Ora resta il 2018 per servizi come i cloud, e subito appena entreranno in vigore le nuove norme, per le merci materiali e i servizi forniti localmente come auto in affitto, hotel o biglietti per parchi o eventi. Dovrà essere possibile, quindi, acquistare una borsa in Italia anche se si vive in Belgio o approfittare delle offerte auto su Avis Francia anche se ci si collega al sito dall'Italia. Il rerouting sarà vietato.
Cambiamenti in vista anche per Netflix, iTunes e le altre piattaforme di video on demand: d'ora in poi, in tutti Paesi Ue, dovranno proporre almeno per il 20% del loro catalogo produzioni tv o cinematografiche 'made in Europe', e sarà lecito per gli stati membri chiedere una compensazione in denaro per realizzare opere audiovisive nazionali. La loro media sui 28 è già per entrambi, tra l'altro, al 21%. Per l'Italia, di fatto, non cambierà nulla, in quanto la legislazione nazionale già prevede una quota del 20% e un contributo finanziario del 5% al fondo per l'audiovisivo. Secondo Netflix, le misure Ue "non serviranno a raggiungere" lo scopo di aumentare le produzioni targate Europa. Contentino alle tv tradizionali: cade il limite dei 12 minuti di pubblicità all'ora, perché il 20% sarà calcolato sull'arco orario 7-23, ma con il limite di un'interruzione pubblicitaria ogni 20 minuti per film, serie tv e telegiornali. In attesa di potere, un giorno, comprare musica, film o ebook online in un Paese diverso dal proprio con un semplice click.
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