BRUXELLES - Ok della Corte Ue a snellire le procedure per l'asilo in Italia. Il richiedente, affermano i giudici, non va necessariamente sentito una seconda volta, se nella prima fase gli è stata "offerta la possibilità di essere ascoltato di persona; il verbale del colloquio sia confluito nel fascicolo del Tribunale; il Tribunale abbia sempre la facoltà di procedere ad una nuova audizione se necessario". La sentenza riguarda un'impugnazione al Tribunale di Milano, contro un no della Commissione Territoriale a riconoscere l'asilo.
Il caso riguarda in particolare un cittadino del Mali arrivato in Italia nel 2015 e richiedente asilo. Nel 2016, la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale presso la Prefettura di Milano (fase amministrativa), aveva respinto la richiesta dell'uomo, poiché "aveva rilevato l'esistenza di ragioni meramente economiche alla base della richiesta e l'inesistenza di probabili rischi di persecuzione" (fase amministrativa). Il migrante aveva perciò impugnato il rifiuto dinanzi al Tribunale di Milano (fase giurisdizionale), che aveva ritenuto la richiesta di asilo del maliano "manifestamente infondata nel merito, essendo chiaramente accertato che egli l'aveva presentata mosso soltanto dalla propria condizione di estrema povertà". In questo contesto, il Tribunale di Milano aveva chiesto alla Corte Ue, in via pregiudiziale, se, in base al diritto europeo il Tribunale possa decidere immediatamente - come previsto dal diritto italiano in un caso del genere - oppure se debba comunque procedere a una nuova audizione del richiedente asilo.
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