LUSSEMBURGO - Sono almeno una dozzina i Paesi pronti a chiudere la porta, per motivi diversi, alla proposta di riforma del regolamento di Dublino della presidenza bulgara, che sarà analizzata oggi a Lussemburgo dai ministri degli Affari interni europei, in vista del vertice dei leader di fine giugno.
Oltre ai due estremi opposti: i quattro Paesi Visegrad e il fronte mediterraneo guidato dall'Italia (dove tuttavia si registra una certa disponibilità a negoziare da parte di Grecia, Cipro e Malta e si è in attesa di capire cosa vorrà fare la Spagna del socialista Pedro Sanchez), anche i tre Baltici si sono messi di traverso, sulla parte che riguarda i ricollocamenti obbligatori dei richiedenti asilo. Lo spiegano varie fonti diplomatiche. Contraria alla proposta anche l'Austria e perplessità arrivano dall'Olanda, mentre è atteso un riposizionamento dalla Slovenia, dopo la vittoria elettorale del Partito democratico sloveno (Sds), anti-immigrazione.
Pronti a lavorare sull'attuale bozza appaiono invece Germania e Francia, assieme ad un altro gruppo di Paesi, tra cui il Lussemburgo. Ma il sostegno di Parigi e Berlino potrebbe non essere sufficiente ad andare avanti nel solco tracciato negli ultimi due anni e mezzo (cinque le presidenze di turno coinvolte). Secondo alcune fonti, al vertice dei leader dei 28, l'attuale base di riflessione potrebbe finire su un binario morto, per ripartire su nuovi presupposti con la presidenza austriaca, puntando sulla messa in sicurezza delle frontiere esterne e sui rimpatri.
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