BRUXELLES - "Il Consiglio europeo sottolinea che il backstop" sul confine irlandese "è inteso come un'assicurazione per evitare una frontiera rigida sull'isola dell'Irlanda" ma "è ferma determinazione dell'Ue lavorare in modo rapido su un accordo successivo che stabilisca entro il 31 dicembre 2020 accordi alternativi in modo che non ci sia bisogno di far scattare il backstop". E' quanto si legge nelle conclusioni del vertice Ue sull'art.50, da cui è però scomparsa la parte relativa alla disponibilità da parte dei 27 a dare "qualsiasi altra rassicurazione" alla premier britannica Theresa May
"Non ci sarà niente ulteriore di legalmente vincolante" da parte nostra, possiamo "dare ulteriori chiarimenti", ma "non riapriremo il negoziato", ha sottolineato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker alla conferenza stampa a fine lavori. "Il 19 dicembre la Commissione europea pubblicherà tutte le informazioni utili per la preparazione allo scenario di un mancato accordo" sulla Brexit, ha annunciato il presidente dell'esecutivo comunitario. "Sulle relazioni future gli amici britannici ci devono dire, in alcune settimane, cosa vogliono con chiarezza, perché c'è della nebulosità. Serve una proposta ben costruita", non trovo giusto "che chiedano all'Unione di fare delle proposte", sta al Regno Unito, ha concluso Juncker.
Una pioggia di critiche e nuovi attacchi stanno sommergendo Theresa May dopo l'esito per lei deludente del vertice Ue, e il rifiuto dei 27 di fare concessioni sostanziali sul backstop, il meccanismo vincolante di garanzia del confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord sgradito a buona parte della sua maggioranza. La prova della premier Tory britannica a Bruxelles è stata definita "cattiva" e "vaga" da fonti diplomatiche citate dalla Bbc nella capitale belga, secondo la quale May non ha saputo illustrare "con chiarezza" il tipo di rassicurazioni che chiede. Di qui - mentre la sterlina apre oggi in calo - la reazione polemica dei suoi detrattori a Londra, nell'opposizione come fra i Conservatori dissidenti, tra richieste di dimissioni e sfide a sottoporre la sua linea al voto parlamentare o ad accettare un referendum bis. Reazioni a cui il numero due del governo, David Lidington, risponde affermando che la partita non è chiusa e che il confronto con l'Ue è destinato a proseguire.
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